Di nobile famiglia, nato a Bucchianico, nelle vicinanze di Chieti, il 25 maggio 1550, Camillo de’ Lellis fu soldato di ventura. Persi i suoi averi al gioco, si mise al servizio dei Cappuccini di Manfredonia. Convertitosi ed entrato nell’Ordine, per curare una piaga riapertasi tornò a Roma nell’ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove si dedicò soprattutto ai malati. Si consacrò a Cristo Crocifisso, riprese gli studi al Collegio Romano e, divenuto sacerdote nel 1584, fondò la «Compagnia dei ministri degli infermi». L’ordine dei Camilliani si distinse da altri per lo spirito della sua opera legata alla carità misericordiosa e per l’abito caratterizzato dalla croce rossa di stoffa sul petto. De’ Lellis pose attenzione unicamente ai malati, ponendo le basi per la figura dell’infermiere e del cappellano quali li vediamo oggi. Morì a Roma il 14 luglio 1614 e venne canonizzato nel 1746. (santiebeati.it)
Introito
Giovanni 15,13
Nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici.
Salmo 40,2
Beato colui che si prende cura del povero; il Signore lo libererà nel giorno della sventura.
Epistola
(1 Giovanni 3,13-18)
Carissimi, non vi stupite se il mondo vi odia. Noi sappiamo d’essere stati trasportati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama resta nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida ha dimorante in se stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuta la carità di Dio: dall’avere egli dato la sua vita per noi; ed anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Se uno avrà dei beni di questo mondo e, vedendo il suo fratello nel bisogno, gli chiuderà il proprio cuore, come potrebbe la carità di Dio abitare in lui ? Figlioli miei, non amiamo a parole e con la lingua, ma con le opere e in verità.
Vangelo
(Giovanni 15,12-16)
Disse Gesù ai discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia”.
Meditazione
1.Meditare sulla vita di san Camillo de’ Lellis vuol dire meditare su cosa la Verità Cattolica dice sugli ammalati.
2.Partiamo dal mondo antico e anche dal nostro mondo ormai postcristiano: gli ammalati sono da scartare. Per il mondo antico erano da scartare perché se il divino ha generato l’uomo per servirsene (convinzione pagana), allora perché curare e accogliere chi non può servire? Per il mondo postcristiano il ragionamento è quasi simile: se nichilisticamente non c’è alcuna spiegazione alla vita, e dunque tutto è caos e caso, allora che senso può avere la vita di un sofferente?
3.Per la civiltà cristiana non è così: non solo la vita di ognuno ha senso nel progetto di amore di Dio, ma l’ammalato diventa “icona” del Cristo sofferente, il quale, proprio attraverso la sofferenza, ha salvato l’uomo e la Storia.
Alla Regina dello Splendore
Madre, fa che anch’io possa essere accogliente con tutti. Fa che possa capire e far capire quanto la sofferenza umana rientri nel progetto salvifico del tuo Divin Figlio. Regina dello Splendore, guidami nel cammino della vita.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

Be the first to comment on "San Camillo de’ Lellis, Confessore (1550-1614)"