SOSTA – 1° agosto 527 diviene imperatore Giustiniano I …e ci viene da pensare ai bambini. Perché?

di Corrado Gnerre 


L’11 maggio 482 nasce il famoso imperatore Giustiniano I, morirà nel 565. Questi divenne imperatore il 1° agosto del 527.

Perché -come dice il titolo- la sua figura ci fa pensare ai bambini?

Giustiniano riordinò il Diritto Romano passando alla storia per il suo famoso Corpus Iuris Civilis, promulgato nel 529.

Ed ecco la risposta alla domanda di cui sopra: con questa raccolta di leggi, al bambino fu riconosciuta personalità giuridica. Attenzione: a tutti i bambini, a quelli delle famiglie ricche, ma anche a quelli delle famiglie povere; a quelli sani, ma anche a quelli malati, disabili, deformi, ecc…

Nella Storia non esistono “funghi”, cioè ciò che accade non nasce spontaneamente, senza radici. Ciò che accade nella Storia è sempre l’esito di qualcosa, di un’atmosfera culturale. Ebbene, qualcosa era profondamente cambiato nella Storia di allora. Era arrivato il Cristianesimo.

Nel mondo pagano i figli erano di proprietà del pater familias. E -come racconta anche Plinio- quando la matrona romana partoriva, il padre prendeva il bambino per innalzarlo verso l’alto in segno di ringraziamento agli dei; ma quando lo vedeva deforme, o come ennesima bambina, spesso decideva di scaraventarlo a terra per ucciderlo. Se non si faceva questo, si arrivava anche ad esporre nelle fogne i neonati rifiutati, dove morivano di stenti o mangiucchiati dai topi.

D’altronde non c’è da meravigliarsi, se è vero, come è vero, che le antropogonie pagane (concezioni riguardo la creazione dell’uomo) parlano del fatto che gli uomini non sarebbero nati uguali, e quindi era più che lecito servirsi degli altri e non riconoscere a tutti gli stessi diritti e la stessa dignità di vita.

Il libro del Genesi, invece, dice che l’uomo (non l’umanità genericamente intesa) fu creato ad immagine e somiglianza di Dio, pertanto in ogni uomo, bello o brutto, sano o malato, bianco o nero, anziano o bambino, vi è il riflesso infinito di Dio; e quindi, dinanzi a Dio, la vita di un solo uomo vale come quella di tutti gli uomini messi insieme.

A questo poi si aggiunge un’altra cosa, ancora più significativa. Secondo il Cristianesimo, la salvezza si è realizzata con la sofferenza e con la morte, cioè con la sofferenza e con la morte di Cristo, il Salvatore. Per cui la malattia non è qualcosa da scartare, ma diviene l’immagine della sofferenza salvifica di Cristo e gli ammalati diventano “icone” del Cristo sofferente. E così anche i bambini ammalati e deformi.

Insomma, una “rivoluzione” (nel senso buono della parola) che ha cambiato tutto. Ma che dall’Illuminismo in poi non viene più raccontata.

Chissà perché?


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