INCANTO: Una chiesa nelle Dolomiti bellunesi

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Viaggiando ci si incanta per ciò che incontra il nostro sguardo. Meraviglie succedono a meraviglie. E nella loro diversità, s’incontra l’unità del Bello che dimostra come tutto abbia bisogno di ricondursi all’unica Presenza. Quella stessa che ha fatto sì che esistesse tutto e che vuole che questo tutto possa essere orientato a Lui. Osservando, contemplando, e soprattutto incantandosi dinanzi alla Bellezza della natura o di ciò che l’uomo ha costruito, si capisce quanto sia giusto capirne il significato per poi lodare e ringraziare.


Si può essere più alti anche se si è più bassi. Zaccheo era di statura bassa, eppure riuscì a divenire più alto di tutti i presenti perché salì sul sicomoro.

La montagna sullo sfondo è alta, molto più alta della chiesa sottostante; eppure è proprio la chiesa che dà il senso dell’altezza.

Il campanile svetta verso il cielo e il richiamo è chiaro: il destino dell’uomo è altrove.

C’è un’attrazione di cui non si può fare a meno: anche le cose che sembrano più alte qui, sulla terra, non possono competere all’invito d’invocare il Cielo.

Quel campanile è votato a chiamare alla preghiera, è votato a far capire al popolo che la grandezza della montagna nulla è rispetto alla grandezza di Dio, che l’altezza di quella montagna nulla è rispetto all’altezza del Cielo.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

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