“Una rosa d’autunno è più squisita di un’altra.” (Agrippa d’Aubigné)

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia”  è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica. 


“Una rosa d’autunno è più squisita di un’altra.”

(Théodore Agrippa d’Aubigné – Le Tragiche)

Théodore Agrippa d’Aubigné fu un famoso poeta francese vissuto tra il XVI e il XVII secolo. Purtroppo convintamente protestante. Legato ad Enrico IV, non accettò la di lui conversione al cattolicesimo.

In una sua opera però dice una cosa profondamente vera e anche (poi vedremo perché) profondamente “cattolica”.

Egli dice che una rosa d’autunno è più “squisita” delle altre. Ovviamente il riferimento è alle rose di primavera, stagione tipica della “regina” di tutti i fiori.

Théodore Agrippa d’Aubigné, però, non dice che una rosa d’autunno è più “bella”, bensì utilizza l’aggettivo “squisita”, che rimanda ad una dimensione più gastronomica che estetica.

Qui indubbiamente c’è una grande verità. Meglio: ci sono due grandi verità.

La prima è che non c’è gioia più grande di quando si fa esperienza della sorpresa. Cioè quando irrompe il bene nel male. Provate a degustare un frutto dopo aver mangiato tanto dolce, ebbene anche il frutto più dolce vi sembrerà amaro o per lo meno non vi sembrerà dolce quanto lo è in realtà. Insomma, per assaporare davvero il bene -nella nostra condizione di mortali- occorre fare esperienza purtroppo del male. Ed ecco perché non c’è rosa più bella di quella di autunno.

Ma -dicevamo- c’è un’altra verità nell’espressione di d’Aubigné. Ovvero che la bellezza della gioia non è solo sul piano del riconoscere che il bene è il bene, che la bellezza è la bellezza e che la verità è la verità (condizioni queste che sono ovviamente necessarie e pregiudiziali), bensì anche su quello del poter vivere nella propria carne, nella propria vita e nella propria storia la Bontà del bene, il Bello della bellezza e il Vero della verità.

Non è un caso che il vero Dio -che è somma Verità, Bontà e Bellezza– non solo si fa riconoscere, non solo si fa scegliere… ma si fa anche amare e perfino mangiare…

…eppure d’Aubigné preferì rimanere nella menzogna protestante.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri 


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