Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.140)

Rubrica a cura di Pierfrancesco Nardini


Domanda: Qual è il peccato attuale?
Risposta: Il peccato attuale è quello che si commette volontariamente da chi ha l’uso della ragione.


Per “attuale” si intende il peccato che si compie durante la vita.

La Giustizia divina è perfettissima come tutte le altre virtù, così ogni uomo, alla fine della sua vita. si vedrà attribuito il destino eterno (ricompensa o pena) con perfetta esattezza rispetto a come si presenterà dinanzi a Nostro Signore.

Questo vuol dire che anche la minima differenza tra due posizioni apparentemente uguali verrà valutata nell’attribuzione della salvezza o della dannazione eterna.

Questa premessa è importante perché, come spiega San Pio X con la sua solita sintetica precisione, è necessario che il peccato attuale sia commesso “volontariamente” e “da chi ha l’uso della ragione”.

“L’uomo è responsabile dei suoi atti solo quando li compie scientemente e liberamente, sapendo e volendo quello che fa” (Dragone). Ci sono, infatti, come verrà specificato nei successivi numeri, due caratteristiche necessarie per poter attribuire una colpa, un peccato: la piena avvertenza e il deliberato consenso.

Jone, nel suo Compendio di teologia morale, spiega che la “piena cognizione dell’azione gravemente peccaminosa, si trova quando si ha chiaramente coscienza che tale azione è peccato grave” e che “si ha libero consenso, quando si vuole liberamente l’azione, quantunque si sia conosciuta chiaramente la gravezza della sua colpevolezza” (vale anche per il peccato veniale, come vedremo).

Ricordando con Jone (“Il peccato è la volontaria trasgressione di una legge divina”, op. cit.) la corretta definizione di peccato, si comprende quindi l’importanza della consapevolezza e della volontà nel commetterlo.

C’è chi specifica anche che per poter essere presente la consapevolezza, è sufficiente una cognizione confusa, che lasci un minimo di dubbio a chi è in procinto di peccare.

Nel momento in cui si compie un atto peccaminoso con piena avvertenza e deliberato consenso, dunque, si parla di peccato formale, mentre, in mancanza di uno di questi elementi, il peccato sarà solo materiale (ossia “la trasgressione di una legge senza saperlo né volerlo”, E. Jone, op. cit.; “in se stessi sono contrari alla legge di Dio, ma non formali, cioè imputabili a chi li compie senza l’avvertenza della mente e senza il consenso della volontà.”, Dragone).

Quanto ricordato circa il peccato attuale, serve anche a chiarire un paio di questioni.

La prima è che non si può sostenere il cosiddetto situazionismo morale, ossia l’inesistenza di assoluti morali (atti che non si possono assolutamente fare, intrinsecamente e oggettivamente cattivi), al di là della condizione (situazione) soggettiva della singola persona. Questo è contrario alla dottrina cattolica da sempre insegnata.

In relazione al discorso circa i divorziati, risposati civilmente, Amoris Laetitia è purtroppo un esempio di ricerca del situazionismo morale.

La seconda considerazione riguarda il rischio che si può correre nel non comprendere bene le categorie della piena avvertenza e del deliberato consenso, ossia nell’“aggiustarle” a proprio vantaggio, pensando che in una determinata situazione non c’era uno dei due e quindi “auto-assolversi”.

Come chiarito, basta anche solo una confusa percezione della peccaminosità di un atto per poter eliminare la possibilità dell’attenuante.

L’esempio oramai classico è quello relativo ad alcuni peccati della carne: sono istintivamente sentiti come non giusti, non leciti così che, anche se al giorno d’oggi sono molto meno compresi come peccati, potrebbe bastare anche solo quella sensazione istintiva a porre un dubbio che eliminerebbe ogni attenuante da piena avvertenza o deliberato consenso.

Il peccato è qualcosa da evitare, in generale, senza cercare scorciatoie.

Preghiamo ogni giorno Maria Ss.ma, Immacolata Concezione, che ci aiuti a tenerci lontani dai peccati e da ogni tentazione di interpretazioni comode della Legge divina.

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