Rubrica a cura di Corrado Gnerre
Viaggiando ci si incanta per ciò che incontra il nostro sguardo. Meraviglie succedono a meraviglie. E nella loro diversità, s’incontra l’unità del Bello che dimostra come tutto abbia bisogno di ricondursi all’unica Presenza. Quella stessa che ha fatto sì che esistesse tutto e che vuole che questo tutto possa essere orientato a Lui. Osservando, contemplando, e soprattutto incantandosi dinanzi alla Bellezza della natura o di ciò che l’uomo ha costruito, si capisce quanto sia giusto capirne il significato per poi lodare e ringraziare.
Il celebre scrittore francese Francois Mauriac ha scritto: “Quel che importa non è la nostra vittoria, bensì la nostra resistenza.”
Quante resistenze, infatti, sono grandi vittorie.
Non si tratta di passare necessariamente alla controffensiva, basta -molto spesso- solo far scorrere il negativo, fare in modo che passi.
Ancor meglio: far scorrere il negativo, fendendolo, cioè tagliandolo a metà.
La bellezza della Vecchia Prigione di Annency non è solo nel suo posto incantevole, non è solo nella sua austerità splendente tra le acque di un lago. E’ il segno anche di come un mondo possa resistere. Di come un mondo, che la stoltezza pensa sia passato inesorabilmente -e forse anche passato invano- possa essere ancora presente.
La Vecchia Prigione di Annency non è un maestoso palazzo, ma è ugualmente imponente.
Imponente nella sua resistenza che fende ciò che gli scorre intorno.
E in questo semplice e discreto compito conquista lo sguardo e lo riempie di speranza ricordando che, quando il mondo abbraccia l’errore, ciò che occorre è soprattutto resistere.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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