Rubrica a cura di Corrado Gnerre

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Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo.
Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia”  è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità cattolica. 

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“La bellezza è il volto dell’amore che risplende nella desolazione”

(Roger Scruton)

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C’è un grande errore che afferma che non ci può essere bene se non c’è il male, ovvero che non ci può essere il positivo senza il negativo.

Si tratta di un errore, perché si riconosce come necessaria la contraddizione. E ritenere necessaria la contraddizione, vorrebbe dire nullificare tutto, rendere la dissoluzione inevitabile.

C’è invece una verità che sembra molto simile a questo errore, ma che invece è molto distante da esso.

E’ la verità secondo cui lo splendore del Vero diventa ancora più evidente nelle tenebre dell’errore.

In questo caso il Vero non ha bisogno del Falso per essere se stesso; bensì, per chi è nel limite dello sguardo, cioè l’uomo nella sua precarietà, una realtà può essere più facilmente scorta comparandola al suo negativo.

Ed ecco perché le parole di Scruton sono vere: “La bellezza è il volto dell’amore che risplende nella desolazione”.

Il filosofo inglese ci fa capire che la bellezza è in sé legata all’amore (cioè al Bene), e che questa bellezza altro non è che il Bene che si erge dalla desolazione del negativo.

E’ questa la vera speranza.

Nella desolazione si ergono due possibilità: la morte e la vita.

La morte, quando dalla desolazione non si è capaci di far risplendere nulla.

La vita, quando dalla desolazione ci si scuote e si rinasce per scegliere ciò che è Vero, ciò che Buono e ciò che è Bello.

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Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri