APOLOGETICA OSSERVANDO – Un alveare

La posizione dello sguardo, il privilegio dell’osservazione, il partire dal vedere e dal constatare è non solo la posizione più ragionevole, ma anche quella più intelligente. La parola “intelligenza” viene dal latino “intus-legit” che significa “leggere dentro”. L’intelligenza, pertanto, implica non una conoscenza superficiale ma una conoscenza dentro la realtà. Appunto: la realtà! L’intelligenza ha bisogno della realtà, non ne può fare a meno. Se la realtà non esistesse, non ci sarebbe modo di poter esercitare l’intelligenza, non ci sarebbe modo di essere intelligenti.


L’alveare richiama quattro caratteristiche: la simmetria, l’ordine, la gerarchia e la pulizia.

La simmetria. L’alveare è un’opera di grande “ingegneria”. Molti si chiedono come sia possibile costruirlo, vista la sua mirabile architettura.

L’ordine. L’alveare è un cantiere dove ogni ape operaia svolge il suo compito. Tutto è perfettamente distribuito.

La gerarchia. Le api operaie alimentano la Regina perché se essa venisse meno, finirebbe l’intero alveare.

La pulizia. L’alveare è di fatto intoccabile dai batteri, grazie alla spalmatura di un potente battericida qual è la propoli.

Ma tutta questa sinfonia di preziose caratteristiche non è fine a se stessa.

E’ una sinfonia che dona due frutti: la Bontà e la Bellezza.

La Bontà con la sua dolcezza: il miele.

La Bellezza con la sua luce e con il calore che dalla luce promana: la cera per le candele.

E infatti è così: senza ordine non c’è né BontàBellezza.

Blaise Pascal diceva che tutta l’infelicità dell’uomo viene da una sola causa: non sapersene star tranquillo in una stanza, cioè non sapere abitare la propria dimora, non conoscere il senso del proprio “io” nel mondo.

L’ordine è capire il proprio “compito”: perseguire il fine per cui si è.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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