L’uomo primitivo era tanto “primitivo”… da produrre arte

L’esigenza di produrre arte attesta un bisogno di ordine e di bellezza che esprime desideri tutt’altro che “materiali”. Tale esigenza è presente da sempre nell’uomo.

«Al principio del paleolitico superiore, a partire dagli Aurignaciani, e più ancora tra le popolazioni magdeleniane, ci troviamo di fronte a un numero immenso di opere d’arte, che suscitano la nostra ammirazione. Soprattutto nelle caverne del sud-ovest della Francia e della Spagna Settentrionale, ma anche in altri punti del mondo, gli studiosi di preistoria raccolsero e raccolgono tuttora una larga messe. La scultura già nell’epoca aurignaciana rappresentava alcune figurine. Il modellamento dell’argilla lasciò, tra il resto, la magnifica scena dei bisonti di Fuc d’Audubert; l’incisione era praticata su pezzi d’osso e placche di scisto; infine l’incisione con la pittura mono o policroma, per esempio nel magdaleniano, negli affreschi ben noti di Conbarelles o Altamira, riesce a riprodurre scene della vita di animali degni dei nostri migliori pittori d’animali. Bisogna pensare che queste pitture venivano fatte a memoria, in fondo a gallerie oscure, alle volte lungo duecentotrenta metri (Combarelles) e con l’illuminazione delle primitive lampade a olio! È probabile che alcuni di questi disegni siano stati eseguiti spontaneamente dall’artista, come il bambino già ben dotato, che si occupa nel disegnare a memoria cavalli o cani; è anche verosimile che molti potessero avere significati magici (malefizi, riti di “mani” per assicurare il successo della caccia) come suggerisce sia il fatto che sono posti in fondo a corridoi oscuri, veri rifugi da stregoni, sia il loro avvicinamento con certi attuali di popolazioni selvagge» (AA. VV., Enciclopedia Apologetica, IV Edizione, trad. it., Alba [Cuneo] 1948, pp. 1230-1231).
Dunque, l’arte è già abbondantemente presente nel paleolitico. Altro che uomo interessato a soddisfare solo i suoi bisogni primari!
C’è discussione sul significato delle decorazioni. Per alcuni studiosi ci sarebbe solo un significato ornamentale; per altri un significato religioso e propiziatorio. In realtà le cose potrebbero benissimo combinarsi.
La ricerca della bellezza è un senso innato nell’uomo che scaturisce da due elementi, da una parte la sua capacità raziocinativa e concettuale; dall’altra il bisogno di rispondere alla meraviglia della natura.
Nel primo caso, l’uomo, come essere simbolico, cioè come essere che crea simboli, ordina armonicamente la sua conoscenza conferendole non solo delle simmetrie concettuali e argomentative, ma anche orientando queste verso una lettura estetica, cioè di armonica bellezza. Insomma, l’uomo non solo produce sapere, ma tende anche ad adornare questo sapere, cioè a renderlo bello, armonico, discorsivo.
Nel secondo caso l’uomo, contemplando non passivamente bensì attivamente la natura, sperimenta nella natura stessa il piacere dello sguardo e, da questo piacere, vien fuori il desiderio di produrre da sé cose che possano suscitare un piacere analogo. D’altronde è per questo che la più naturale espressione figurativa è quella di rappresentare ciò che si ammira nella natura: una montagna, un fiume, degli alberi, degli animali…
Ora, tutto questo avviene già nell’uomo preistorico: significato ornamentale e religioso-propiziatorio poco importa. Insomma, in entrambi i casi questi prodotti artistici attestano il fatto che l’uomo preistorico si poneva (eccome!) problemi profondi. L’esigenza di decorare è il segno di un bisogno di ordine e di bellezza che esprime desideri tutt’altro che “materiali”.

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