di Pierfrancesco Nardini
Abbiamo già altre volte parlato dell’abito sacerdotale, per evidenziarne l’importanza. E proprio per l’importante significato, ma anche per la sempre più frequente moda di preti che non lo indossano, vogliamo ritornarci.
È capitato più volte di conoscere una persona e capire solo parlandoci che era un prete, perché senza alcun segno di riconoscimento. Ed è verosimile sia capitato anche ai lettori.
Non si comprende l’importanza di quello che evidentemente viene invece visto come un accessorio non necessario o, almeno, non fondamentale. “L’abito non fa il… prete”, ha scherzato un amico.
Il punto è che non si è così superficiali e ingenui da pensare che l’indossare l’abito in sé sia fonte di purezza ed impeccabilità, così come di retta dottrina.
È ovvio che la vocazione deve essere sorretta da profonda vera fede, preghiera fervente e da un continuo sforzo di approfondimento e di resistenza alle tentazioni.
L’importanza è, per così dire, “simbolica”: è cioè quello che rappresenta che lo rende necessario. L’abito sacerdotale è il segno della Chiesa e quindi di Cristo in mezzo a noi.
Altro che essere un semplice dettaglio non decisivo: è invece importantissimo “segno di contraddizione”, attira lo sguardo, indirettamente fa pensare a cosa significa, ricorda l’esistenza di altro che il solo hic et nunc .
In maniera precisa lo sottolinea Monsignor Delassus: “Ah! gli è che la sola presenza di religiosi in mezzo al popolo cristiano è una predicazione continua che non gli lascia perdere di vista il fine ultimo dell’uomo, lo scopo reale della società e il carattere del vero incivilimento. Vestiti d’un abito speciale che afferma quello che sono e quello cui aspirano in questo mondo, essi dicono alle moltitudini, in mezzo alle quali si aggirano, che noi tutti siamo fatti per il cielo e che dobbiamo aspirarvi’ (Il problema dell’ora presente).
Il non portare l’abito è, in fin dei conti, una particolarizzazione della generale deriva della Chiesa odierna.
Come questa, a causa della grave crisi che l’attanaglia, in molte cose e molti concetti attualmente insegnati (in esatto contrasto con la vera dottrina cattolica) in pratica si confonde col mondo (a volte sembra una normale società umana dedita a cose solo umane), così nel particolare il non vestire l’abito è un nascondimento del segno di Cristo, un confondersi tra la gente come una persona qualsiasi, quasi un voler recedere dall’impegno di rappresentare Nostro Signore nel mondo.
Se si pensa che in passato si affrontava il rischio della vita per l’abito (ad esempio, il giovane Rolando Rivi), si capisce come questo argomento possa diventare uno degli esempi più lampanti del cambio di rotta della Chiesa.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Condivido in pieno il dispicere di Admin nel vedere l’abbandono dell’abito talare da parte dei sacerdoti e la preoccupazione per il futuro della Chiesa. Il mio parroco non lo vedo mai vestito con l’abito dell’ordine religioso cui appartiene, ma non c’è solo questo. Le poche confessioni che ormai si amministrano nella mia parrocchia non avvengono nella riservatezza del confessionale, ma seduti sui banchi o in sacrestia, esposti alla vista e al possibile udito di chi passa. In questo maggio così caldo il confessore indossa jeans e T-shirt. Che ne sarà della Chiesa di Cristo, se lo Spirito Santo non interviene?