SOSTA: “Nelle nostre chiese, i cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta…”

di Maria Bigazzi


L’amore a Gesù Eucaristico dovrebbe essere il cuore della devozione di ogni cristiano dal quale ogni cosa deve avere il suo inizio e il suo compimento: vivere per Gesù, con Gesù e in Gesù.

Oggi vediamo quanto la santa Eucaristia sia bersagliata e oggetto di irriverenze, blasfemie, atti di violenza, ma soprattutto possiamo constatare nel quotidiano quanto essa sia trattata con indifferenza, un male contagioso che porta una conseguenza terribile, quella di arrivare a ignorare completamente Dio.

Questa è la vera malattia che affligge la nostra società e che il venerabile Pio XII aveva profetizzato con quelle parole poco conosciute che delineano bene ciò che oggi possiamo vedere con i nostri occhi. Scriveva il pontefice: “Verrà un giorno in cui il mondo civilizzato negherà il proprio Dio, quando la Chiesa dubiterà come dubitò Pietro. Sarà allora tentata a credere che l’uomo sia diventato Dio… Nelle nostre chiese, i cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta. Come Maria Maddalena, in lacrime dinanzi alla tomba vuota, si chiederanno: “Dove Lo hanno portato?”.

Quante volte entrando nelle nostre chiese si cerca il Santissimo al centro per trovarlo nascosto e lontano, solo. Ma soprattutto quante volte Gesù Eucaristico non viene più messo al centro della vita parrocchiale, lasciando spazio a tutto fuorché all’Adorazione Eucaristica, mentre la celebrazione della Messa in cui ogni cosa deve portare e avvicinare a Dio diventa mera esaltazione dell’uomo.

Abbiamo in mezzo a noi il Tesoro più grande, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Possiamo vedere, adorare e comunicarci di Dio ogni giorno, ma preferiamo lasciare spazio ad altro, chiedendoci poi solo nelle difficoltà dov’è Dio, quando Egli è sempre accanto a noi.

Possiamo immaginare un mondo senza Eucaristia come qualcosa di oscuro, freddo, terribile, ripiegato su sé stesso, perché solo Gesù Eucaristico è il sole che scalda i nostri cuori e illumina i nostri passi, fa crescere in noi la pianta della Fede e ci dona quella forza che nulla potrà mai darci.

Eppure vediamo quanto questa consapevolezza manchi, e come al Signore non sia riservato più alcun rispetto e attenzione nel custodirlo e adorarlo con amore senza fine.

Se questo porta sofferenza a chi Lo ama con il cuore e che è tenuto a difenderLo con tutto se stesso perché suo soldato, ciò invita anche a offrirsi per riparare a tutti gli oltraggi che vengono compiuti.

La nostra vita deve essere offerta a Dio e consumarsi per Lui come il cero davanti al Tabernacolo, per portare consolazione al Suo Cuore trafitto e oltraggiato, per onorarlo e pregare in riparazione. Tante anime unite nell’atto di amore a Gesù Eucaristico formano un esercito di soldati fedeli che nella babilonia circostante restano in preghiera silenziosa come custodi devoti in un picchetto d’onore al Re dei Re.

Ricordiamoci di tutte quelle chiese dove il Santissimo è abbandonato, trattato con indifferenza, e facciamoci servi del Signore che lo vanno a cercare per servirlo nella gioia, per rendergli lode e offrire la propria vita, sofferenze e prove, restando vigili come sentinelle nella notte che avvolge il nostro tempo.

La figura di san Giuseppe, primo adoratore del Signore custodito nel grembo verginale di Maria Santissima, ci sia di aiuto nel cercare e nell’accostarci a Gesù Eucaristico, perché sul suo esempio di custode, adoratore, servo fedele e umile, pronto a fare sempre la volontà di Dio, anche noi possiamo diventare piccoli soldati dell’Eucaristia, di Gesù imprigionato per amore che attende notte e giorno chiamando a sé ciascuno di noi.

Scriveva il cardinale Giuseppe Siri: “Dobbiamo rimpiangere, dico rimpiangere e a piena ragione, coloro che si dimenticano che Gesù Cristo sta lì ad attenderli, come Egli, narrando la parabola del figliol prodigo, pone per tanto tempo immobile sulla soglia di casa il padre che non si stanca di aspettare il figlio, il quale alla fine ritorna ed è accolto come figlio, non come servo”.

La nostra azione di riparazione e la nostra preghiera non devono mai dimenticare di pregare affinché molti che hanno smarrito la strada, si accostino a Gesù riconoscendo la sua signoria e il suo amore, e gli siano fedeli con gioia e rispetto ogni giorno, per raggiungere la Patria del Cielo dove potremo contemplare Dio per l’eternità.

Che Dio ci faccia questo dono e trasformi il nostro cuore per mettere in pratica ciò che don Dolindo Ruotolo scrive nel suo testo Hostia pro Hostia: “Tu devi essere per me un’ostia, ed io ti ho conservata la vita per questo. Ogni atto della tua vita deve essere come una consacrazione eucaristica. Devi darti a me con l’abbandono completo col quale mi si dà l’ostia che deve essere consacrata, senza reticenze, senza complicazioni, senza timori, senza ansietà”.


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