Rubrica a cura di Corrado Gnerre

---

Scrive san Pio X nell’enciclica E supremi del 4 ottobre 1902: Il desiderio di pace è certamente un sentimento comune a tutti, e non vi è alcuno che non la invochi ardentemente. La pace, tuttavia, una volta che si rinneghi la Divinità è assurdamente invocata: dove è assente Dio, la giustizia è esiliata; e tolta di mezzo la giustizia, invano si nutre la speranza della pace.” 

D’altronde è così. Ci sono almeno due motivi che impongono questa convinzione.

Il primo è che senza Dio gli uomini non possono riconoscersi nell’ambito dello stesso destino. Senza Dio è non solo il caos di ciò esiste, ma anche il caos dei rapporti umani. E’ Dio, in quanto padre, che fa sì che gli uomini possano riconoscersi fratelli, almeno nella dimensione naturale. Se non c’è un padre, non ci sono i figli; e se non ci sono i figli, non ci sono nemmeno i fratelli. E’ proprio il riconoscimento dello stesso destino ciò che può almeno rendere possibile (il che non vuol dire necessario) un altro riconoscimento, quello di non impartirsi la lezione del dolore e della sofferenza.

Ma c’è anche un altro motivo. Ed è quello della speranza. Se è vero che un mondo senza guerre non potrà mai esistere, almeno fin quando non ci sarà la fine dei tempi, è pur vero che la grazia di una provvisoria pace può essere impetrata a chi davvero la può donare. Non si può chiedere ad uno scultore qualunque di scolpire La Pietà, lo si può chiedere solo al genio di Michelangelo. Così, fuor di metafora, non si può chiedere alla fragilità umana di realizzare ciò che può essere ottenuto solo risolvendo qualsiasi fragilità, piuttosto lo si deve chiedere a Chi non è fragile, cioè all’onnipotenza divina.

Dio è verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri