BORRACCIA – 7 gennaio

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Mosé rispose: ‘Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera in voi…’.
(Esodo 14)

I SORSI

1

Cari pellegrini, un giorno dei genitori anziani raccontarono di un episodio toccato ad un loro figliuolo quando era molto piccolo. Questi ritardava a camminare da solo e pretendeva la mano di un suo genitore. Venne fuori un’idea: i genitori presero un foglio di carta e lo fecero afferrare al bimbo mentre uno di loro ne reggeva l’altro capo. Il bimbo credeva in tal modo di essere sostenuto. Il genitore lasciò poi il foglio e il bimbo continuò a camminare reggendosi alla carta, credendo ingenuamente che quell’oggetto potesse sostituire la mano del papà o della mamma.

2

Questo aneddoto c’introduce ad una considerazione molto importante: l’uomo ha bisogno di un sostegno, che ovviamente non può essere un semplice foglio di carta.

3

Si è tanto discusso se vivere con Dio e di Dio fosse più o meno un ripiego per l’esistenza umana. Quanti filosofi (più sedicenti tali che filosofi) hanno preteso affermare che la scelta religiosa altro non sarebbe che una resa che l’uomo opererebbe pur di non volere affrontare coraggiosamente le insidie dell’esistenza.

4

Sciocchezze! E’ proprio il contrario. Dio, solo Lui, dà la possibilità di dominare il tempo e gli eventi potendo conferire ad essi un significato adeguato. Senza Dio, tutto ciò che accade s’imporrebbe come “assurdo” e in tale “assurdità” si dissolverebbe l’uomo con i suoi progetti, i suoi sentimenti, i suoi affetti …con tutto se stesso.

5

Ma allora se le cose stanno così, perché non si riesce a capire che Dio -solo Lui- è la soluzione? Risposta: perché ciò impone l’accettazione dello stato di “creatura” e quindi la “dipendenza”. Cosa non facile quando si concede all’orgoglio il timone del proprio esistere.

6

Le parole dell’acqua di questa borraccia ci dicono che Mosè invitò i suoi a non aver paura, li invitò ad essere forti, perché il Signore stava operando nella loro storia.

7

E’ interessante che Mosè abbia precisato il perché non bisognasse aver paura (eppure nell’esodo le insidie erano tante), perché il Signore non si limitava ad osservare, bensì “operava”, cioè entrava nella loro storia.

8

L’uomo non può darsi una forza che non ha. Egli deve attingere la forza da chi è veramente forte. Cioè da chi è il Signore di tutto. Dall’Onnipotente: da Dio.

9

L’ingenuità non sta nel desiderio umano della forza. L’ingenuità -e anche la stupidità- stanno nel credere che la forza la si possa attingere dalla debolezza di se stessi.

10

Lo scrittore francese Paul Brulat (1866-1940) scrive: “Il  cuore dell’uomo è come il vestito del povero; è dove è stato rammendato più volte che è più forte.” Brulat fa riferimento alle sofferenze, alle prove della vita; ma va bene anche pensare che l’uomo si scopre forte se qualcuno lo sostiene, cioè “rammenda” il suo cuore.

8

Cari pellegrini, il Signore non è il foglio di carta del bambino che ingenuamente credeva di non poter camminare da solo. Il Signore è la forza delle gambe di quel bambino. E’ ciò che davvero sostiene, rinvigorisce e spinge all’azione.

Al Signore Gesù

Signore, adesso mi rivolgo a Te.

Ti dico che io ho paura, ma vado avanti proprio perché Tu mi dici di non averne.

La mia vita poggia sulla tua Parola e sulla tua Promessa. D’altronde chi, se non Tu, mi potrà sollevare dall’angoscia?

Devo essere forte, ma solo da Te potrò attingere questa forza.

Solo Tu, Signore, puoi trasformarmi.

Se dovessi confidare esclusivamente nelle mie forze, non avrei speranza.

Mosè disse ai suoi di confidare; e infatti, se confido, se persevero, i miei occhi certamente vedranno la mia salvezza.

Ma devo combattere, Signore. Qualsiasi prova permetterai nella mia vita, dovrò essere meritevole della tua predilezione, corrispondendo alla tua Grazia, combattendo seriamente la “battaglia” della vita.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu non hai mai avuto paura.

Il dolore ti ha certamente afferrata. Quel dolore di vedere il tuo amatissimo Figlio appeso al patibolo della Croce. Così come quel dolore che stringeva il tuo sacratissimo cuore ogni qualvolta vedevi Gesù e pensavi a cosa sarebbe andato incontro.

Ma mai ti sei lasciata prendere dalla paura, perché mai hai dubitato.

Allora, Madre Celeste, da adesso in poi consegno a te tutte le mie angosce. Le pongo sotto il tuo Manto.

Sono convinto che la tua compagnia sarà per me un toccasana di tenerezza, pace e dolcezza.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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