SCRIVONO PER NOI – Fuori della Chiesa non c’è salvezza

di Pierfrancesco Nardini

Periodicamente torna alla ribalta una questione decisiva, anche se non ne è compresa da tutti l’importanza: se fuori dalla Chiesa Cattolica ci sia salvezza.

Alcuni concetti espressi nel Vaticano II (non entriamo più di tanto nel merito) hanno facilitato la diffusione secondo cui ogni religione avrebbe la possibilità di realizzare la salvezza.

La Chiesa Cattolica invece da sempre ha insegnato il principio extra Ecclesiam nulla salus.

Uno dei refrain con cui si attacca chi difende questo principio è accusarlo di mancanza di carità, come se si discriminasse qualcuno, che verrebbe volontariamente lasciato fuori. Si dimentica, però, che chi si salva e chi no è qualcosa di oggettivo, basato sulla Legge divina, non sulla soggettiva idea di ogni uomo. Quindi, semmai, è l’esatto contrario: sottolineare che fuori della Chiesa non c’è salvezza può diventare l’atto di carità più grande che si possa fare. E’ un’opera di misericordia spirituale.

Preliminarmente, si devono ricordare due verità che sono alla base del suddetto principio.

L’unica vera chiesa di Cristo è quella cattolica. Questo è stato insegnato e spiegato in maniera chiara nel corso dei secoli fino ad oggi (Catechismo attuale, n. 811: “Questa è l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica”; “L’unico modo possibile di favorire l’unità dei cristiani è di agevolare il ritorno dei dissidenti alla unica vera Chiesa di Cristo”, Mortalium animos, n. 10, Pio XI, 1928). È, infatti, l’unica che può dimostrare una continuità ed una successione apostolica ininterrotta da San Pietro ad oggi e l’integrale dottrina insegnata dal suo Fondatore.

Cristo, poi, ha dato alla Sua Chiesa l’“esclusiva” sull’insegnamento della dottrina: è questa che ha il dovere di spiegare le verità e dissipare le nebbie di equivoci e incomprensioni. I fedeli hanno l’obbligo di seguirla e di non andar dietro ad altre “versioni”.

“Fuori della Chiesa non c’è salvezza” è un dogma a tutti gli effetti. Perché rivelato nella Sacra Scrittura, perché insegnato ordinariamente e con continuità dalla Chiesa, e perché dalla stessa anche definito infallibilmente.

Nella Sacra Scrittura troviamo Nostro Signore Gesù Cristo che afferma “io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv 11, 25-26) ed anche “chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 16).

Con queste Sue parole, e anche con altre, Nostro Signore prefigura l’extra Ecclesiam nulla salus: se si crede in Lui, si crede nella Sua Chiesa da Lui fondata, per credere in Lui si deve credere nella Sua Chiesa (che abbiamo visto essere la Cattolica), con la conseguenza che se non si crede nella Sua Chiesa, non ci si salva, perché, senza di questa, non si va a Cristo (non si hanno i sacramenti e la grazia necessari). Se, infatti, Cristo ha fondato la Chiesa, l’ha fatto perché fosse strumento di salvezza, strada per raggiungerLo in Paradiso; se non fosse stato necessario per l’uomo stare nella Chiesa per salvarsi, non avrebbe avuto senso per Gesù fondarla.

Basterebbe questo a rendere evidente la fondatezza del principio in oggetto. Si torna però a ripetere che la Chiesa lo ha sempre e diffusamente insegnato (magistero ordinario infallibile, perché reiterato) e lo ha definito in due Concili Ecumenici (magistero straordinario infallibile).

Sin dagli inizi troviamo questo insegnamento: negli Atti degli Apostoli leggiamo che San Pietro dice “in nessun altro (Gesù, ndr) è la salvezza” (4, 12).

Viene enunciato anche da San Cipriano (III sec.) in una delle sue Epistulae (73, 21; ma anche 4, 4), lo ritroviamo nella Bolla Unam Santam (1302) di Bonifacio VIII (“noi siamo costretti a credere ed a professare (…) che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei”).

Lo insegna il Catechismo tridentino (n. 114) e lo ritroviamo ancora nel Sillabo di Pio IX (proposizioni condannate XVI e XVII), così come nel Catechismo Maggiore di San Pio X (nn. 169-171).

Pio XII sintetizza il tutto, ribadendo che la Chiesa ha sempre insegnato questo principio: “Ora tra le cose che la Chiesa ha sempre predicate e che non cesserà mai dall’insegnare, vi è pure questa infallibile dichiarazione che dice che non vi è salvezza fuori della Chiesa” (Lettera al Sant’Officio, 8.11.1949).

Che l’extra Ecclesiam nulla salus sia un principio di fede da credere obbligatoriamente, perché definito in modo infallibile, non si deduce solo dal Magistero ordinario universale, ma anche da quello straordinario. È definito, infatti, in due Concili ecumenici: Concilio Lateranense IV (1215), (nella definizione contro gli albigesi e i catari si legge “Una, inoltre è la chiesa universale dei fedeli, fuori della quale nessuno assolutamente si salva”) e Concilio Fiorentino (1442).

L’unica possibilità di salvezza al di fuori della Chiesa Cattolica, dunque, è quella della cosiddetta dotta ignoranza e della cosiddetta ignoranza invincibile.

Anche questo è stato sempre insegnato. Lo si ritrova, ad esempio, anche in Pio IX, che nel confermare il principio, spiega l’eccezione: “…nella Chiesa Cattolica, per il fatto che essa conserva il vero culto, vi è il santuario inviolabile della fede stessa, e il tempio di Dio, fuori del quale, salvo la scusa di una invincibile ignoranza, non si può sperare né la vita né la salvezza” (Singolari quidam, 17.3.1856; si legga anche il n. 171 del Catechismo maggiore di San Pio X).

Si deduce da quanto sopra, dunque, l’impossibilità per il cattolico di non credere al principio che fuori della Chiesa non c’è salvezza, a meno di … non voler egli star fuori dalla Chiesa.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

CONDIVIDI

Be the first to comment on "SCRIVONO PER NOI – Fuori della Chiesa non c’è salvezza"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*