BELLEZZA DELLA FATICA: Il portiere di calcio

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Il peccato originale non ha generato il lavoro, bensì la fatica, ovvero la durezza del lavoro, e così anche la possibilità che il lavoro, pur necessario, non trovi sempre perfetta corrispondenza nel desiderio dell’uomo. E’ il rischio di trovarsi a fare cose in cui non ci si riconosca, in cui tutto si presenti appesantito e impietosamente gravoso. Eppure, anche nella condizione post-peccatum, c’è la possibilità di scorgere la bellezza della propria fatica. E’ quando la si offre nella convinzione che vada ad inserirsi in un’armonia governata da Dio. Diceva santa Teresina di Lisieux che anche raccattare da terra un misero ago ha un valore infinito se fatto nella grazia di Dio e per suo amore. Ecco: la bellezza della propria fatica è inserirla in questo Significato. Un Significato che tutto ammorbidisce e che arriva a mitigare anche la più spossante stanchezza, perché le offre una sublime “ragione”. 


I pericoli possono originarsi lentamente e in un certo qual modo possono essere previsti; perché, tutto sommato, si tratterebbe di pericoli facili, e quindi se ne può programmare una contro-misura.

Ma quando i pericoli sono improvvisi? Quando, meno lo si aspetta, ci può essere qualcosa che insidia la propria vita o quella dei propri cari?

Ecco perché bisogna sempre essere vigilanti: stare sempre sul “chi vive” e non lasciarsi sorprendere. Un proverbio dice: Custodisci la pecora anche quando non vedi il lupo.

E’ la sapienza di chi sa che come non bisogna disperare perché gli uomini non sono tutti cattivi, non bisogna nemmeno essere ingenui e credere non tutti gli uomini sono buoni. La natura umana è ferita: c’è stato il peccato originale.

Un portiere di calcio, anche quando il pallone è lontano, passeggia su e giù in prossimità della porta che deve custodire. Sa che prima o poi il pericolo arriverà e spesso senza preannuncio.

I muscoli di un portiere non sono mai rilassati, ma sempre pronti a tendersi anche per poter parare l’impossibile: per lanciarsi da un palo all’altro.

L’uomo non ha la capacità di volare, ma certamente può saltare, slanciarsi per il desiderio di proteggere.

Se c’è da proteggere ciò che ha di più caro, l’uomo avrà sempre la forza di rendersi leggero come un uccello.

Anzi, come un portiere un portiere di calcio.


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