Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.58)

a cura di Pierfrancesco Nardini

Abbiamo dei doveri verso gli angeli? Verso gli angeli abbiamo il dovere della venerazione e verso l’Angelo Custode abbiamo anche quello di essergli grati, di ascoltarne le ispirazioni e di non offenderne mai la presenza col peccato

Si inizia il commento a questo numero con un particolare che è molto importante per comprendere le giuste proporzioni negli atteggiamenti che un fedele deve avere verso Dio e verso le creature.

San Pio X scrive che l’uomo ha il “dovere della venerazione” verso gli angeli e verso l’Angelo Custode.

Non si deve credere che si stia insegnando di dare la stessa “intensità” di onore e di ringraziamento che si dà a Dio. Ci sono differenze che la Chiesa nel corso dei secoli ha spiegato, anche con una diversificazione delle parole usate per indicarle.

Innanzitutto, il culto a Dio è adorazione, non venerazione. Sono, per dirla con semplicità, due diversi gradi di intensità, la prima è più della seconda. Il culto «è una specie di onore, cioè un segno di stima dato alla grandezza ed eccellenza di un altro» (Casali). Si comprende quale inarrivabile grandezza ed eccellenza riguarda Nostro Signore, Essere perfettissimo ed ontologicamente superiore dalle creature.

Il culto, nella religione, quindi, spetta solo ed esclusivamente a Dio. Dare culto ad altro significherebbe idolatria. Il culto dato a Dio è anche detto adorazione o latria.

Alle creature è possibile dare «una forma inferiore di culto religioso (…) solo in quanto esse sono legate a Dio e  Dio in esse manifesta la sua virtù» (DIZ.). Ott spiega che, quindi, «dalle relazioni degli angeli buoni con Dio e con gli uomini emerge la legittimità del loro culto» (Compendio di Teologia dogmatica).

Alle creature, quindi ai Santi, si dà il culto cosiddetto di venerazione o dulia, nella loro qualità di servi e amici di Dio.

Il culto verso Maria Santissima si chiama invece iperdulia, perché è di certo un culto più forte rispetto a quello dei Santi.

Il Concilio di Trento aveva chiarito come quanto insegnato, anche dallo stesso Concilio, sulla venerazione e sull’invocazione dei Santi deve essere riferito anche agli angeli.

Questa premessa è stata fatta anche per evitare di cadere nell’errore di pensare che si trattino le creature al pari di Dio e quindi per spiegare che non si cade nell’idolatria come contestato, ad esempio, dai Protestanti.

Se nel mondo si onorano persone per le loro alte cariche quanto di più è dovuto onore e venerazione agli angeli che sono i ministri di Dio e che agiscono sempre ed esclusivamente per le Sua gloria? Con la differenza che molti uomini ricoprono cariche non in modo degno o che questi uomini non le meriterebbero, mentre gli angeli, «per la loro perfezione naturale di esseri superiori a noi uomini, e soprattutto per la grazia, la gloria e la dignità eccelsa di cui Dio li ha rivestiti» (Dragone), sono assolutamente meritevoli di questo onore.

Meritano anche tutto il nostro ringraziamento, perché si prodigano in ogni loro attimo ad assicurare che sia fatta la volontà di Dio e per tutta la lode e la gloria che a Lui danno.

Tanto ringraziamento dobbiamo, inoltre, anche al nostro Angelo Custode, per tutto l’aiuto che ci dà. Aiuto di cui non ci rendiamo conto durante la vita terrena e che «soltanto in cielo comprenderemo di quanti aiuti e grazie siamo debitori al nostro Angelo Custode, cui dovremo la nostra salvezza eterna» (Dragone, nn. 56-57).

In particolare San Pio X ci esorta ad essere grati, ad ascoltarne le ispirazioni e a non offenderne la presenza col peccato.

Si deve essere grati all’Angelo Custode per tutti i benefici che ci dà: ci protegge, non solo dal male morale ma anche da quello fisico, a volte anche in banali situazioni di vita quotidiana; ci ispira buoni sentimenti e di guida nella scelta delle nostre azioni; è, insomma, sempre presente al nostro fianco.

Dobbiamo poi aprirci alle ispirazioni che lui ci dà. La sua perfezione naturale, rispetto all’uomo, è di certo sinonimo di maggior comprensione e lucidità nelle cose. È di certo il miglior consigliere che abbiamo. Non dobbiamo sottovalutare quel che lui può dirci e incoraggiarci a fare.

Come ce lo dice? Attraverso la nostra coscienza, che quotidianamente si fa sentire da noi.

Si rispetterà, amerà e onorerà il nostro Angelo Custode, quindi, anche ascoltandolo e seguendo quel che ci consiglia.

In ultimo, ma non di importanza, non dobbiamo offenderlo col peccato. Lui è con noi, è una presenza costante, l’unico che sta con noi veramente da sempre, più dei genitori. Le persone fisiche, per quanto a noi legate, non stanno realmente sempre con noi. Gli stessi genitori, che sono quelli che davvero vediamo da quando siamo nati, non stanno con noi in ogni momento della nostra vita, delle nostre giornate. L’Angelo Custode sì, dalla nascita alla morte, ogni momento, ogni attimo, ogni situazione.

Cadere nel peccato significa quindi “costringerlo” a vedere quel peccato ed offenderlo. È come se gli dicessimo “non mi interessa quel che mi dici”, “mollami” (come oggi dicono i giovani). Si passa in pratica dal rispetto, dalla venerazione al disprezzo, al rifiuto.

In conclusione, per dirla con il Dragone, «la certezza che un Angelo è sempre al nostro fianco e si occupa sempre di noi, ci deve riempire di gioia e rendere più attenti per evitare il peccato e praticare le virtù, compiendo bene il nostro dovere».

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