SOSTA – L’8 febbraio del 1888 nacque Giuseppe Ungaretti… il poeta che diceva che l’uomo non può fare a meno dell’ “armonia”

Rubrica a cura di Corrado Gnerre 


Alcuni versi di Giuseppe Ungaretti (1880-1970) dicono: “Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia.” 

Con queste parole il poeta vuole esprimere un fatto che è indiscutibile: l’uomo ha bisogno di constatare un’armonia tra sé e il reale. Nel senso che l’uomo deve ritrovarsi nel reale. Non deve, cioè, giudicare la sua esistenza come qualcosa che sia fuori dal reale, in quanto a tale esistenza non si potrebbe conferire un significato.

Il non scorgere un’armonia tra vita e realtà causa fastidio. E’ il fastidio di dover scoprire fallita la propria vita: una scoperta che è un vero e proprio supplizio come deve ammettere Ungaretti.

L’uomo aspira alla felicità, ma la felicità in questa vita non può essere alternativa alla sofferenza, perché questa (la sofferenza) è purtroppo ineliminabile. Piuttosto la vera felicità può essere solo alternativa alla disperazione. Ovvero la felicità possibile consiste nell’evitare la disperazione; e la disperazione è proprio la constatazione che non può esserci armonia tra vita e realtà. Armonia da intendersi nel senso che abbiamo indicato prima: come scoperta di un significato, come convinzione che la vita risponde ad un progetto, cioè ad una ragione.

Il discorso dell’armonia tra esistenza umana e realtà rimanda al dilemma fondamentale: l’uomo è gettato” nel mondo o invece la sua vita risponde ad un progetto di amore?

E’ l’alternativa tra il dominio dell’irrazionalità o il dominio della razionalità. Tra il non-senso e il senso. Tra l’insignificato e il Significato.

Benedetto XVI così disse ai giovani convenuti in San Pietro il 6 aprile del 2006: “Dio o c’è o non c’è. Ci sono solo due opzioni. O si riconosce la priorità della ragione, della Ragione creatrice che sta all’inizio di tutto ed è il principio di tutto – la priorità della ragione è anche priorità della libertà – o si sostiene la priorità dell’irrazionale, per cui tutto quanto funziona sulla nostra terra e nella nostra vita sarebbe solo occasionale, marginale, un prodotto irrazionale; la ragione sarebbe un prodotto della irrazionalità.”

Dunque, è proprio una questione di armonia.

In questo ha ragione Ungaretti.


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