Rubrica a cura di Corrado Gnerre

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Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo.
Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia”  è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità cattolica. 

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Ahimé, dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia.

(Albert Camus – La caduta)

Cari pellegrini, Albert Camus ha una poetica in cui afferma cose che non ci piacciono. Egli addirittura pone l’assurdità del vivere come occasione per rifondare il vivere. Non ha l’onestà intellettuale, per esempio, di un Pavese, che, pur riconoscendo anch’egli tale assurdità, intelligentemente afferma che per questo la vita non può aver alcun significato.

Eppure queste parole di Camus che abbiamo deciso di porre nella nostra bisaccia dicono qualcosa di profondamente vero.

L’uomo è responsabile della sua faccia, cioè del suo volto.

Cos’è il volto?

E’ ciò che attiene alla persona. E ciò che fa riferimento alla persona è la libertà, e dunque anche la responsabilità.

Camus, contraddittoriamente alle sue idee, individua nell’uomo una responsabilità.

Perché diciamo “contraddittoriamente”? Perché la responsabilità è sempre e comunque ciò che si deve a qualcuno, o a qualcosa: ad una legge, ad un significato. Per dire che un gesto è responsabile o irresponsabile, bisogna far riferimento ad un giudizio che è al di fuori, che sovrasta tutto e il tutto. Cose che il nichilismo di Camus vorrebbe negare.

Questa espressione di Camus è profondamente cristiana. Ovviamente non salva lui né la sua poetica, anzi ne costituisce un’ulteriore condanna perché dimostra come, quando si vuole ragionare, non si può che attingere che alla vera sapienza, anche se poi si vuole esserne critici.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri