MESSA DEL GIORNO (con meditazione) – Lunedì della Quarta Settimana di Quaresima

Introito 

(Salmo 53,3-4, 5)

Dio, soccorrimi per il tuo nome e fammi giustizia con la tua potenza; o Dio, esaudisci la mia preghiera! Perché si levarono contro di me gli insolenti, uomini prepotenti attentano la mia vita.


Lettura

(1 Re 3,16-28)

Un giorno andarono dal re Salomone due prostitute e si presentarono innanzi a lui. Una delle due disse: «Ascoltami, signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa sola era in casa. Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha partorito; noi stiamo insieme e non c’è nessun estraneo in casa fuori di noi due. Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché essa gli si era coricata sopra. Essa si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco – la tua schiava dormiva – e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il figlio morto. Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L’ho osservato bene; ecco, non era il figlio che avevo partorito io». L’altra donna disse: «Non è vero! Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto». E quella, al contrario, diceva: «Non è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo». Discutevano così alla presenza del re. Egli disse: «Costei dice: Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il mio è quello vivo». Allora il re ordinò: «Prendetemi una spada!». Portarono una spada alla presenza del re. Quindi il re aggiunse: «Tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all’una e una metà all’altra». La madre del bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per il suo figlio, e disse: «Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo affatto!». L’altra disse: «Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!». Presa la parola, il re disse: «Date alla prima il bambino vivo; non uccidetelo. Quella è sua madre». Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunziata dal re e concepirono rispetto per il re, perché avevano constatato che la saggezza di Dio era in lui per render giustizia.


Graduale

(Salmo 30,3)

Sii per me una difesa, Signore, un luogo di rifugio per salvarmi.

(Salmo 70,1)

In te mi rifugio, o Dio. Signore, che io non debba mai arrossire.

Tractus (Salmo 102,10)

Non trattarci, Signore, secondo i nostri errori, non punirci secondo le nostre colpe.

(Salmo 78,8-9)

Non ricordarti con noi delle colpe antiche: presto ci venga incontro il tuo affetto, perché siamo molto deboli. (Ci si genuflette). Aiutaci, o Dio della salvezza; e per la gloria del tuo nome, liberaci, Signore. Perdona i nostri errori per amore del tuo nome.


Vangelo

(Giovanni 2,13-25)

La Pasqua dei Giudei era vicina e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio quelli che vendevano buoi, pecore, colombi, e i cambiavalute seduti. Fatta una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, pecore e buoi; sparpagliò il denaro dei cambiavalute, rovesciò le tavole, e a quelli che vendevano i colombi disse: «Portate via di qui queste cose; smettete di fare della casa del Padre mio una casa di mercato». E i suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi consuma». I Giudei allora presero a dirgli: «Quale segno miracoloso ci mostri per fare queste cose?» Gesù rispose loro: «Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere!» Allora i Giudei dissero: «Quarantasei anni è durata la costruzione di questo tempio e tu lo faresti risorgere in tre giorni?» Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta. Mentre egli era in Gerusalemme, alla festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome, vedendo i segni miracolosi che egli faceva. Ma Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull’uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell’uomo.


Meditazione

  1. Nell’Epistola si parla della sapienza di Salomone. Una sapienza che sa dirimere anche una questione come quella raccontata: di quale donna sia il bambino rimasto in vita.
  2. Salomone sa bene che una vera madre non potrebbe mai permettere che suo figlio venga ucciso…e così capisce chi è davvero la mamma del bambino vivente.
  3. La sapienza, quella vera, non inventa la realtà, non poggia sulla pretesa di un’idea di realtà che si fonderebbe tutta su concetti e astrazioni. No, la vera sapienza è conoscenza di una realtà che è data, e quindi è “ri-conoscenza”, nel senso di dover “ri-conoscere” ciò che si pone.
  4. Salomone è sapiente perché parte da un dato (l’amor materno) che è stato iscritto da Dio nella natura umana. 

Alla Regina dello Splendore

  1. Madre, a volte sono tentato non solo di non capire bene la realtà che Dio permette nella mia vita, ma che possa credere che sarebbe meglio se le cose andassero diversamente, con la stupida pretesa di saperne più della Provvidenza.
  2. Vivendo accanto a Te, vengo alla tua scuola che è quella di accettare sempre umilmente e con gioia ciò che il tuo Divin Figlio permette nella mia vita.
  3. Regina dello Splendore, guidami nel cammino della vita.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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