di Corrado Gnerre
Se fossimo in un contesto serio, dovremmo meravigliarci per tante cose illogiche. Ma purtroppo il contesto è quello che è, per cui paradossalmente è più che logico non doversi meravigliare.
Ci riferiamo al fatto che quando in alcune città si sono tenuti dei gay-pride, ad inviti di organizzare delle preghiere di riparazione, spesso le curie hanno risposto dicendo che non sarebbe stato il caso perché la preghiera non deve essere “divisiva”
Prima di tutto va detto che negli atti di riparazione non si prega contro qualcuno, bensì per riparare pubblicamente un’offesa pubblica, nel caso specifico l’ostentazione (pubblica) del peccato contro-natura. E inoltre si prega per la conversione di pubblici peccatori.
Ma torniamo sulla questione dell’essere divisivi.
Ciò che è sorprendente (ma -come abbiamo detto- non dobbiamo stupircene) è che ci si meraviglia che la preghiera sia divisiva. Certo: la preghiera è divisiva, eccome! Guai se non lo fosse. Ma attenzione: divisiva in che senso? Nel senso che divide dal peccato. Nel caso specifico si deve pregare perché che certi atti e certe manifestazioni sono inequivocabilmente contro la Verità di Dio e delle cose.
Perché oggi non si vuole accettare la preghiera divisiva? Perché nella Chiesa attuale impera una falsa concezione di Dio. Il Dio in cui si crede non è più un Dio che è Verità. E’ un altro Dio. Anzi, per andare ai fondamenti, è un Dio che non è più persona.
Ricordiamo, a beneficio di tutti, che il Dio personale (il Dio del Cristianesimo è un Dio personale) è un Dio creatore, ma distinto dal creato e che non si confonde con il creato. Un Dio che non ha in sé la contraddizione, un Dio che è bene e non si confonde né include il male. Cosa ben diversa dalla concezione impersonale di Dio che è proprio ciò che il Dio personale esclude.
Domanda: perché un vescovo può arrivare a pensare che per riparare pubblicamente l’ostentazione della sodomia e pregare per la conversione dei peccatori (atto di grande amore) sia divisivo? Perché -è ovvio- la preghiera di chi vuole riparare e di chi invoca la grazia della conversione è una preghiera che richiama un Dio che distingue (divide) il bene e il male, un Dio che è Bene e che non tollera il male.
Oggi, invece, la moda teologica impone un’altra visione di Dio. Un Dio-impersonale, un Dio-atmosfera che sottende tutto, che dia linfa a qualsiasi atteggiamento, a qualsiasi giudizio, a qualsiasi scelta. E così -di fatto- hanno ragione tutti. Hanno ragione i difensori della morale naturale, ma anche -perché no- coloro che questa morale naturale l’hanno gettata nella pattumiera della storia.
Il grave problema -oggi- non è essere benevolenti con i peccatori, ma con il peccato, cosa che non può mai essere possibile.
Ciò che leggiamo e di cui ci rammarichiamo sono cose che si spiegano con la fede. Sono questioni di fede. Punto.
Preghiamo, dunque, affinché la fede dei nostri Pastori non venga meno e che ritorni in coloro che l’hanno ormai persa.
Ma preghiamo anche per noi, che non abbiamo nessuna assicurazione in proposito. Anche per noi, infatti, il rischio di perdere la fede è sempre dietro l’angolo… mai adagiarci.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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