BELLEZZA DEL TEMPO – 7 marzo: S.Tommaso d’Aquino. Papa Giovanni XXII disse di lui: “Quante proposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece”

di Mario Bernardi (da Radici Cristiane)


San Tommaso, figlio dei conti d’Aquino, nacque a Roccasecca nel 1225. Sin dalla tenera età fu inviato come oblato nell’Abbazia di Montecassino. Il suo destino era di divenire o politico o cardinale, o ancora Abate della stessa Abbazia; ma quando le frequenti guerre combattute tra il Papa e l’Imperatore portarono a un degrado dell’Abbazia, la sua famiglia decise di spostarlo a Napoli dove avrebbe potuto continuare i suoi studi all’università. Nella città partenopea conobbe sia gli scritti di Aristotele, dei quali intuì il valore, sia i frati predicatori dell’ordine domenicano, rimanendo folgorato dal loro stile di vita. Così, nel 1244, entrò a far parte dell’ordine domenicano e fu inviato dai superiori a continuare gli studi a Parigi. La famiglia non vide di buon occhio la scelta di entrare a far parte di un ordine mendicante e tentò di ostacolarla in ogni modo, tanto da bloccarlo nel viaggio verso Parigi e costringerlo con la forza a tornare al castello di Roccasecca. Lì fu rinchiuso per un anno nel quale riuscì a resistere alle pressioni della famiglia che tentava con ogni mezzo di dissuaderlo, ma infine, arresisi i familiari, riuscì a ritornare in convento a Napoli. I suoi superiori decisero di inviarlo nuovamente Oltralpe, questa volta non più a Parigi ma a Colonia dove divenne allievo di Alberto Magno. Lì si dedicò completamente allo studio e non vi era niente che poteva distrarlo. Si narra che per il suo carattere taciturno e la sua corpulenza fu soprannominato “bue muto” e che durante una disputa affrontata, Alberto Magno esclamò: “Sì, egli è un bue, ma un giorno i muggiti della sua dottrina saranno uditi in tutto il mondo”. Nel 1256, dopo essere stato ordinato sacerdote, iniziò la carriera accademica nell’Università di Parigi divenendo un professore a pieno titolo. Il suo magistero durò fino al 1259, poiché, dopo un triennio, il professore doveva cedere la cattedra a un altro membro dell’ordine. Questo periodo fu per lui molto prolifico, infatti scrisse varie opere e iniziò anche la Summa Contra Gentiles. Ritornò a Napoli, poi fu trasferito ad Anagni e da lì ad Orvieto, dove ricevette vari incarichi da papa Urbano IV, che aveva posto lì la sua residenza, tra cui il comporre la liturgia della dopo istituita festa del Corpus Domini e fu in questa occasione che compose il celebre inno Pange Lingua. In questo periodo d’intensa attività riuscì a portare a termine la Summa Contra Gentiles e iniziare a scrivere la Prima Pars della Summa Theologiae, che decise di scrivere poiché si era accorto che molti frati non erano pronti per lo studio della teologia. Dopo aver rifiutato nel 1267 l’arcivescovado a Napoli, nel 1268 fu richiamato a Parigi. Era un fatto raro che si chiamasse a riprendere la cattedra un maestro che l’aveva lasciata, ma serviva una figura in grado di placare i contrasti nati all’interno dall’università tra i sostenitori del pensiero aristotelico, filtrato dall’interpretazione Averroista, e coloro che si opponevano all’introduzione di quest’ultimo nella teologia. San Tommaso si trovò, quindi, in contrasto sia con i primi sia con i secondi, in quanto secondo lui Aristotele andava valorizzato in senso cattolico e sarebbe stato fondamentale nel futuro della teologia. In questo secondo triennio, portò a termine la Secunda Pars della Summa Theologiae. È interessante sapere che la Secunda Pars conti più di un milione di parole, il che vuol dire che san Tommaso, per completarla in tre anni, ha dovuto scrivere in media mille parole al giorno, sforzo non indifferente considerando i suoi impegni di preghiera e i doveri sacerdotali. Completato il suo secondo magistero, tornò a Napoli e ricevette l’incarico di reggente degli studi nello “studium generale” dei domenicani. In questo periodo iniziò la Tertia Pars della Summa Theologiae che portò a buon punto, ma non terminò, poiché dal 1273 s’interruppe la sua attività letteraria. I suoi primi biografi affermano che la causa di quest’interruzione fu un qualcosa che lo colpì profondamente durante la celebrazione della messa del 6 dicembre del 1273, avvenimento che era stato preceduto da un colloquio che aveva avuto con Cristo mentre era in adorazione del crocifisso in una cappella della Basilica di San Domenico. Nel 1274, nonostante la sua ormai cagionevole condizione di salute, partì per il Concilio di Lione invitato da papa Gregorio IX. Il viaggio durò poco e si interruppe a Maenza, nella diocesi di Terracina; lì si dovette fermare perché ammalato e, giacché la sua condizione non migliorava, fu trasferito nell’abbazia di Fossanova, nella quale morì il 7 marzo. Alla notizia della sua morte, l’ambiente dell’università di Parigi rimase profondamente commosso e tanto i suoi sostenitori quanto i suoi avversari chiesero, senza essere accontentati, che il suo corpo fosse trasferito e sepolto lì. San Tommaso fu canonizzato nel 1323 da papa Giovanni XXII, che, a chi gli faceva presente che l’autore della Summa non avesse compiuto grandi miracoli, rispondeva: “Quante proposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece”.


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