Perché Dio sta permettendo questa terribile crisi della Chiesa? E a noi cosa spetta fare?

di Pierfrancesco Nardini per il C3S

La crisi nella Chiesa è oramai un dato di fatto.

Anche se ci sono ancora molte persone che la negano, all’interno della stessa Chiesa sono sempre più coloro che denunciano la crisi e cercano di reagire o che comunque ne prendono atto (il C3S più volte, nel corso di questi anni, ha evidenziato questi interventi).

A certificare la crisi, togliendo così ogni valore alla negazione della stessa, ci sono addirittura le parole di Papi post Concilio Vaticano II, come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Paolo VI già nel 1972 ammise che «da qualche fessura, il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio» (omelia per la festa dei Santi Pietro e Paolo).

Non si può più, quindi, dubitare dell’esistenza della crisi nella Chiesa: è realtà, non invenzione di qualche rigido e duro di cuore.

Le origini e le cause di questa crisi sono state ben studiate e spiegate da fior di teologi e studiosi, che permettono di comprendere appieno tutto ciò che ne è alla base.

Sono oramai note a tutti coloro che si sono interessati a questo argomento e sono facilmente raggiungibili e comprensibili per chi ancora non lo ha fatto ed ha intenzione di farlo.

Non è quindi compito di queste righe elencare dati e/o prove dell’inconfutabile situazione in cui si trova attualmente la Chiesa cattolica.

Quel su cui si vuole ragionare qui sono le domande che spesso ci siamo posti e spesso ci sono state fatte: sono quelle che, al giorno d’oggi, forse interessano di più, proprio perché oramai certezza e origini della crisi sono assodate.

Dio vuole la crisi? E, se sì, perché la permette? Quale è il senso, lo scopo di qualcosa che fa perdere la fede a così tante persone? Quanto durerà ancora?

Sono domande che, a nostro modo di vedere, è inevitabile che sorgano, soprattutto in coloro che non sono molto preparati (senza colpa), cioè i cosiddetti “semplici”.

La prima considerazione da fare è che la ricerca della risposta a queste domande non deve prendere il posto principale nei nostri pensieri, ossia non deve diventare fondante per il nostro essere cattolici.

Non è nostro compito.

A qualcuno potrà sembrare paradossale (ma non lo è): queste domande non ci dovrebbero interessare, se non nella misura di un veloce approfondimento o di un pourparler. Non ci riguarda e, soprattutto, non ci serve conoscere la risposta. Non ci riguarda, perché non è nostro diritto sapere perché il Signore decide e fa le cose. Non ci serve, perché, se mai potessimo avere la risposta certa, non ci aiuterebbe nella nostra santificazione.

Si corre invece il rischio di cadere in tentazioni quali scoraggiamento, sfiducia, affievolimento della spiritualità e anche perdita di tempo…

Con questa premessa ben chiara nella mente, facciamo un veloce ragionamento.

San Pio X nel suo Catechismo ci ricorda che «Dio non può fare il male, perché non può volerlo; ma lo tollera per lasciar libere le sue creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male» (n. 11).

A voler ben vedere questo risponde a tutto.

Dio in quanto Bontà infinita, Amore infinito, non vuole mai il male. Non si deve mai dubitare di questo.

Non si deve però anche mai dimenticare che il vero male per Dio, e così dovrebbe essere anche per noi, è quello morale, il peccato. Il male che Dio non può assolutamente volere è dunque quello morale.

Come ci spiega San Pio X, però, Dio lo può permettere, «sapendo poi ricavare il bene anche dal male». Il significato da dare, infatti, al verbo “tollerare” usato da Papa Sarto è quello di “permettere” e non quello che attualmente viene dato di “accettare comunque”. E lo fa «per lasciar libere le sue creature», per quel libero arbitrio concessoci e a cui rimane fedele.

Cosa si deve dedurre?

La crisi nella Chiesa certamente non è una cosa buona. È oggettivamente un male (morale). Se dai frutti si capisce la bontà o meno di qualcosa, quelli dell’attualità della Chiesa sono sconfortanti tra diminuzione dei fedeli alle Messe, drastica diminuzione delle vocazioni, impressionante allontanamento dalla “fede di sempre”, ecc…

La spiegazione non è certamente che Dio ha voluto questa crisi (in quanto male morale) e/o che voglia la fine della sua Chiesa. Sarebbe, anzi, non solo sbagliato, ma anche contrario alla nostra fede.

Dio, invece, sta sicuramente permettendo che questo male ci sia e continui per così tanto tempo.

Quali sono i suoi progetti, i suoi disegni non possiamo saperlo e, come detto, neanche dobbiamo saperlo.

Possiamo però pensare che, se la crisi è permessa, Dio sa che da questa farà scaturire un bene, che sia una rifioritura del Cattolicesimo, libero dal modernismo.

Questa crisi, così lunga e per certi versi estenuante, è per tutti noi una prova. Qualcosa in cui testare la nostra resistenza alle tante tentazioni che in una tale situazione inevitabilmente ci assalgono, in cui rafforzare la nostra fede attraverso il Magistero di sempre, in cui fare anche esercizio di pazienza e prudenza (nelle reazioni e nelle conclusioni…), affidandoci a Gesù ed in Lui confidando, in cui aggrapparci sempre più alla preghiera per ottenere la forza di attendere saldi che il Signore si svegli sulla barca e plachi la tempesta.

Non perdiamo tempo ed energie in qualcosa che non avrebbe risvolti utili per noi. Pensiamo a santificarci!

Questa crisi in fondo, anche questo non è un paradosso, è un’occasione: quella di poter rinsaldare la nostra fede, approfondendola con la formazione e nutrendola con la preghiera.

Rivolgiamoci quindi sempre alla Vergine, affinchè ci rimanga sempre vicina e, Auxilium christianorum, ci aiuti a superare i momenti di crisi personale dovuti alla crisi generale della Chiesa.


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1 Comment on "Perché Dio sta permettendo questa terribile crisi della Chiesa? E a noi cosa spetta fare?"

  1. Grazie, riflessione che ci deve epurare da ogni sorta di fanatismo, come ormai se ne vedono in giro in larga parte, tra sedevacantisti, ultraprogressisti ecc. Rimaniamo ancorati alla preghiera e combattiamo ogni giorno la buona battaglia, la Provvidenza agisce e possiamo solo sperare che arrivi l’oro saggiato dal crogiuolo.

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