Perché le “quattro nobili verità” del Buddismo non sono conformi alla natura umana?

1.Nel 528 a.C., all’età di 35 anni, Siddharta, che ormai da sette settimane aveva raggiunto l’ “illuminazione” diventando il Buddha, nel parco delle gazzelle, nei pressi di Sarnath, vicino Vanarasi (detta anche Benares), fece un discorso ai suoi primi cinque discepoli, ricordato come Discorso di Benares. Si tratta di un discorso fondamentale per la comprensione del Buddismo, tant’é che da questo evento si fa partire il dharma, ossia la nascita della dottrina buddista. E’ un discorso che esprime quattro verità definite “nobili” perché fondamentali.

2.Prima verità: Tutto è dolore nella vita dell’uomo.  La vita è dolore perché tutti gli aggregati che formano l’esistere umano sarebbero dall’uomo trattenuti, nel senso che l’uomo cercherebbe di esistere così com’è, cioè cercherebbe di conservarsi. Dice il Mahavagga: “Dolore è la nascita, dolore è la malattia, dolore è la vecchiaia, dolore è la morte, dolore è l’unione con ciò che si ama, dolore è non ottenere ciò che si desidera.” L’innaturalità di questa convinzione non sta nell’affermazione che il dolore caratterizzi l’esistenza umana (ciò non si può negare), bensì che esso nasca nell’uomo da un desiderio di conservare se stesso, desiderio che è invece costitutivo dell’uomo e che di per sé non può costituire un difetto, anzi.

3.Seconda verità: La causa del dolore è il desiderio. Il desiderio costituisce la causa principale del karman (la legge che stabilisce il ciclo delle reincarnazioni). Il desiderio scaturirebbe dall’ignoranza (che i buddisti definiscono avidya) di non sapere che l’io, in quanto realtà individuale, non esiste. Per i buddisti l’io è ridotto ad una realtà unitaria di elementi che si rinnoverebbero fino alla morte. Dice il Dhammapada: “Dal desiderio nasce il dolore; dal desiderio nasce il timore; chi è libero da desiderio non conosce dolore: difatti, di che cosa dovrebbe temere? Dalla sete di vivere nasce il dolore, dalla sete nasce il timore; chi è libero da sete non conosce dolore: difatti, di che cosa dovrebbe temere?” Anche qui si afferma qualcosa contro l’uomo: ovvero il doversi convincere di non esistere come “io”.

4.Terza verità: Per risolvere il dolore, occorre spegnere il desiderio. L’eliminazione, e quindi la soppressione del dolore, permetterebbero la conquista del nirvana, che è lo stato di salvezza. Dice il Dhammapada“Chi ha raggiunto la consumazione (dell’esistenza), che non trema più, la cui sete è scomparsa, che è senza macchia, che ha troncato i pungoli dell’esistenza, quello attuale è l’ultimo corpo (di cui si riveste). Colui la cui sete è scomparsa, che è privo di attaccamento, che conosce la composizione delle lettere e la loro collocazione (…), costui, che ha ricevuto il suo ultimo corpo, è detto Gran Saggio e Grande Uomo.”

5.Quarta verità: Per spegnere il desiderio, occorre l’Ottuplice sentiero. Si chiama così perché consta di otto imperativi. Due riguardano la sfera intellettuale. Primo: retta comprensione (comprendere la dottrina della Quattro nobili verità). Secondo: retta intenzione (eliminare il desiderio di esistenza individuale). Tre riguardano il comportamento morale. Terzo: retta parola (parlare in maniera verace e dolce). Quarto: retta azione (rispettare quelli che sono i cinque precetti obbligatori: non uccidere alcun essere vivente, non rubare, non commettere atti contrari alla castità, non pronunciare menzogne, astenersi dagli alcolici. Quinto: retto contegno (operare sempre con purezza d’intenzione). Gli ultimi tre riguardano la disciplina morale. Sesto: retto sforzo (controllo della vita spirituale). Settimo: retto ricordo (stato di continua vigilanza). Ottavo: retta concentrazione (stato di calma interiore).

6.Dunque, ciò che affermano le Quattro nobili verità è una negativizzazione del desiderio e quindi una dissoluzione dell’individualità. Il desiderio è invece non solo costitutivo dell’essere  uomo, ma anche positivo. Certo, ci sono desideri e desideri. I desideri orientati al male, sono negativi; ma quelli orientati al bene sono positivi.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

CONDIVIDI

1 Comment on "Perché le “quattro nobili verità” del Buddismo non sono conformi alla natura umana?"

  1. Giovanni Di Guglielmo | 15 Marzo 2025 at 12:24 | Rispondi

    Lei evidentemente non ha mai avuto una esperienza di meditazione profonda nella quale si perde l’identificazione con il proprio “io” che allora si accorge di desiderare ciò che non gli serve e non ama ciò che deve: questo dice il Buddismo che coincide con quanto afferma San Paolo e la messa in pratica proprio di quanto lei critica costituisce la vita di moltissimi Santi cristiani.

Leave a comment

Your email address will not be published.


*