EDITORIALE: Perché c’è difficoltà ad accettare il tempo nel Purgatorio?

Prima di vedere il video, vi è una precisione da fare. Quando si accenna alle indulgenze parziali che un tempo venivano indicate come beneficio di alcune pratiche di preghiere, queste non facevano riferimento a precisi giorni, mesi o anni da scontare in Purgatorio, ma a diminuzioni delle penitenze che eventualmente fossero state contratte in seguito ad assoluzioni. 

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Testo

C’è sicuramente un’importante questione relativa al Purgatorio, ed è quella di come il tempo in un certo qual modo possa permanere nella dimensione ultraterrena.

Partiamo da una domanda: nel Purgatorio c’è il tempo così come esiste nella vita terrena? La risposta non può che essere affermativa. Ovviamente va fatta una precisazione: si tratta di un tempo che permane nella dimensione ultraterrena per particolare permissione divina.

Va detto però che le anime del Purgatorio percepiscono questo tempo in maniera diversa da come lo si può percepire nella vita terrena. Anche se già nella vita terrena può cambiare questa percezione. Infatti, per uno studente di scuola le vacanze passano presto, viceversa l’anno scolastico non passa mai. Oppure: se siamo in piacevole compagnia il tempo passa presto, l’attesa in uno studio medico non passa mai.

Ebbene, nel Purgatorio questa percezione diventa ancora più sensibile per un motivo molto semplice. Se sulla terra la sofferenza e i disagi sono quelli che sono, nel Purgatorio tale sofferenza e tali disagi sono enormemente superiori. E inoltre a rammaricare è soprattutto la lontananza da Dio, cioè il fatto che ancora non si può essere nella sua gloria. Da qui, dunque, una percezione che può essere definita “più sensibile”.

A riguardo c’è un famoso aneddoto che narra di una sacerdote che si trovava nel letto, ammalato e con sofferenze atroci; talmente atroci che si vedeva tentato dalla disperazione. Temendo questo gravissimo peccato, iniziò a pregare di poter morire quanto prima. Apparve il suo angelo custode e gli chiese: “Vuoi morire tra un anno e andare direttamente in Paradiso, oppure oggi stesso e farti un giorno di Purgatorio?” Il povero sacerdote rispose subito: “Voglio morire subito!” E allora l’angelo gli disse: “Bene. Preparati e oggi stesso morrai.” Il sacerdote si confessò, si comunicò e quello stesso giorno morì. Ovviamente –come aveva detto l’angelo- andò in Purgatorio. Ma passò un giorno, passarono due giorni, tre, quattro… un mese, un anno… e niente… l’ascesa in Paradiso tardava. Allora l’anima del sacerdote invocò il suo vecchio angelo custode. E quando questi si presentò, il sacerdote lo rimproverò: “Ma come? Tu mi dicesti che se fossi morto subito, sarei stato un solo giorno in Purgatorio e invece è passato un anno dalla mia morte…” A che l’angelo esclamò: “Un anno? Ma se sei morto solo da un’ora?” Insomma, talmente forti erano le sofferenze del Purgatorio che l’anima del sacerdote pensava che si trovasse lì da chissà quanto tempo. Ecco la percezione diversa del tempo che contraddistingue il Purgatorio.

E allora il problema dov’è? E’ che si confonde la dimensione dell’eternità con quella dell’ultraterreneità. Che nel Purgatorio il tempo permanga per particolare permissione di Dio, ha una sua logica ed è attestato dal fatto che, a differenza del Paradiso e dell’Inferno, questo “luogo” non esisterà per l’eternità. E’ di fede che quando ci sarà la fine dei tempi (seconda venuta di Gesù, resurrezione dei morti e giudizio universale) il Purgatorio finirà di esistere, mentre rimarranno l’Inferno e il Paradiso.


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