SOSTA – Da cosa possiamo capire che non c’è via più perfetta del Calvario per conquistare il Paradiso?

Questa domanda sembra avere una risposta scontata. Va detto, però, che è la stessa domanda che oggi purtroppo non possiamo ritenere scontata. Anzi. Infatti, venendo meno (a causa della crisi della teologia) la verità secondo cui Dio è anche somma giustizia, per cui esige la compensazione del peccato, è venuta meno anche l’idea dell’indispensabilità della sofferenza redentiva. Ma -dicevamo- la risposta alla domanda in sé non è affatto scontata. Il concetto è molto semplice. Dio non era tenuto, per redimerci, a farsi crocifiggere sul Calvario. Sarebbe bastata l’Incarnazione o perfino un banalissimo disagio, dal momento che la persona di Gesù è divina, per cui ogni azione di Cristo avrebbe avuto un valore infinito. Ma Egli è voluto arrivare all’estremo, perché è questo estremo la perfezione. Se vi fosse stata una via più perfetta del Calvario, Dio avrebbe scelto questa per Suo Figlio. Ecco il motivo per cui non dobbiamo dolerci se Dio esige che anche noi lo seguiamo per questa via dolorosa.

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