SOSTA – Come il Medioevo amò il mondo classico?

Che il Medioevo non fosse sensibile al mondo classico è una grande sciocchezza di stampo illuminista e neoilluminista. Il medioevo amò molto il mondo antico; piuttosto ebbe nei confronti di quel mondo un atteggiamento intelligente: operò di discernimento, cioè lo amò con intelligenza e spirito critico. Accettò ciò che vi era di buono; scartò ciò che vi era da scartare. A differenza degli albori del mondo moderno, allorquando il cosiddetto “Rinascimento” ebbe nei confronti di quel mondo un atteggiamento d’ingenua emulazione.

Leggiamo così dice in proposito Règine Pernoud nel suo celebre Medioevo un secolare pregiudizio:

Se si consultano le fonti dell’epoca, testi o monumenti, si accerta che a caratterizzare il Rinascimento, quello del XVI secolo, e a rendere quest’epoca diversa da quelle che la precedettero, è il fatto che essa erige a principio l’imitazione del mondo classico. La conoscenza di quel mondo, la si coltivava anche prima. Non si può non ricordare qui l’importanza (…), nel pensiero, la filosofia aristotelica nel XIII secolo. Il semplice buon senso è sufficiente per capire che nessuna Rinascita si sarebbe potuta verificare se i testi antichi non fossero stati conservati in manoscritti ricopiati nel corso dei secoli medievali. (…) Nuovo fu invece l’uso che si cominciò a fare, se così si può dire, dell’Antichità classica. Invece di vedervi, come in precedenza, un tesoro da sfruttare (…), si pensò bene di considerare le opere antiche come altrettanti modelli da imitare. Gli Antichi avevano realizzato opere perfette; avevano saputo conseguire la Bellezza stessa. Quindi, quanto meglio se ne fossero imitate le loro opere e più si poteva stare certi di conseguire il Bello. (…). (Insomma) quando nel Medioevo si ricopiava Vitruvio, se ne studiavano i princìpi senza con ciò provare il bisogno di applicarli alla lettera. 


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