SOSTA – Perché in Cartesio Dio da realtà da “riconoscere” diventa realtà da “pensare”?

Cartesio, dopo aver affermato che il pensiero è la prima certezza e che quindi esso è evidente, si chiede come possa essere evidente anche il mondo, cioè la realtà. Per far questo ricorre all’idea di Dio. Ma procediamo con ordine.

Cartesio individua tre tipi di idee: avventizie, fattizie e innate. Le idee avventizie sono quelle che scaturiscono dai sensi, le idee fattizie sono quelle che scaturiscono dall’intelletto e le idee innate quelle che sarebbero presenti sin dalla nascita.

Per Cartesio Dio è un’idea innata. A riguardo riprende l’argomento ch’era stato di sant’Anselmo d’Aosta (1033/34-1109): Dio esiste perché per suo stesso concetto deve possedere tutto, pertanto deve possedere anche l’esistenza. Cartesio, però, non tiene presente che sant’Anselmo non solo faceva procedere l’argomento apriori da quello aposteriori, ma che utilizzava l’argomento apriori a scopo di provocazione, cioè non tanto per dimostrare l’esistenza di Dio quanto per dimostrare che non è il teismo bensì l’ateismo a doversi accollare l’onere della prova in quanto palesemente contro la logica.

Concludendo, per Cartesio Dio non è più la spiegazione logica del reale. Questa idea di Dio di Cartesio, proprio perché innata, potrebbe sembrare avere tratti di oggettività, ma non è così. Dire che Dio è un’idea innata, vuol significare che Dio è comunque un’idea, quindi non una realtà da riconoscere e da contemplare. In tal modo Dio non è più la spiegazione logica del reale, bensì si riduce ad essere garante del reale, rendendosi funzionale alla realtà stessa. Insomma, in Cartesio non c’è più Dio come creatore del mondo; bensì solo l’idea di Dio come garanzia di un’altra idea, quella del mondo. E così tutto permane nelle idee, perché l’essere è ormai dissolto.


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