Spesso si fa passare san Francesco come un santo premoderno, e perfino come una sorta di ecologista ed animalista ante-litteram. Niente di più falso. San Francesco non solo è autenticamente cattolico, ancorato totalmente all’integrità della Dottrina, ma è anche un santo tipicamente medioevale. Possiamo dire che egli è in un certo qual modo il santo medievale più tipicamente tale.
Ma veniamo a dare la risposta alla domanda del perché san Francesco scrisse il Cantico delle creature. Sarà proprio la risposta a questa domanda a farci capire come san Francesco sia stato davvero un santo tipicamente medioevale. Sue due i motivi che spiegano il perché del Cantico. Un motivo prossimo ed un motivo remoto. Il motivo prossimo è la lotta contro l’eresia catara. Il motivo remoto è la conferma della teologia naturale medioevale. Procediamo con ordine.
Motivo prossimo: lotta contro l’eresia catara. I catari costituivano al tempo del Santo un’eresia molto pericolosa. Pericolosa sul piano religioso, perché strappavano molte anime alla Chiesa; pericolosa sul piano sociale, perché i catari non solo predicavano la necessità di non mettere al mondo figli, ma periodicamente arrivavano anche a praticare rituali di sucidi collettivi. La spiegazione è perché secondo il catarismo ci sarebbe non un solo Dio, ma due. Un Dio buono, creatore di tutte le realtà spirituali; ed un Dio cattivo, creatore di tutte le realtà materiali. Per cui mettere al mondo figli voleva significare -secondo i catari- che il Dio cattivo potesse imprigionare in un corpo, da lui creato, un’anima, creata invece dal Dio buono. I catari, inoltre, demonizzavano la natura, in quanto materia. San Francesco scrive quindi il Cantico delle creature come una sorta di “manifesto” anti-cataro, facendo capire che la natura è -come afferma la Bibbia- “cosa buona“, perché creata dall’unico Dio che è amore. E inoltre, contemplando la natura, si può e si deve arrivare a scoprire il Dio vero e amarlo.
Motivo remoto: conferma della teologia naturale medievale. Nella filosofia cristiana vi era la convinzione -peraltro desunta anche dalla buona filosofia antica, vedi Aristotele- che dalla contemplazione della realtà, e quindi della natura, si potesse arrivare a Dio. E’ proprio la realtà naturale a fornire la possibilità di dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio. Si pensi a riguardo alle future cinque vie che di lì a non molto formulerà san Tommaso. Il medioevale è insomma convinto che la natura sia una sorta di “libro” che va letto per poter scoprire continuamente la presenza di Dio.
Altro, dunque, che san Francesco ecologista, animalista…e premoderno!
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