MESE DI SAN GIUSEPPE: tredicesimo giorno

A Gerusalemme

Pater noster – San Giuseppe, prega per noi!

La felicità della Sacra Famiglia nella casa di Nazareth ebbe una parentesi dolorosa. Fu una dura prova che il Signore stesso volle; il cuore della Vergine e quello di san Giuseppe sanguinarono.

Gli Ebrei celebravano ogni anno grandi solennità religiose; infatti la Legge di Dio prescriveva che tre volte l’anno ogni maschio comparisse davanti al Signore Dio, nel luogo che Egli avrebbe eletto: nella festa degli Azzimi (Pasqua), nella festa delle Settimane (Pentecoste) e nella festa dei Tabernacoli (Deuteronomio 16,16).

Erano obbligati ad andare al Tempio di Gerusalemme soltanto gli uomini; le donne erano libere di andarvi, ma vi accorrevano numerose per devozione; i fanciulli erano esenti da questa legge, però solevano seguire i genitori. L’obbligo cominciava all’età di 12 anni, quando il ragazzo s’iniziava a chiamare « Figlio della Legge ». San Giuseppe si recava ogni anno a Gerusalemme, seguito dalla Madonna e da Gesù. Circa cinque giorni durava il viaggio.

Gesù contava allora dodici anni e nella festa della Pasqua era a Gerusalemme in compagnia dei Genitori. Finite le pratiche di rito, che duravano quasi una settimana, ci si accinse al ritorno.

Si partiva da Gerusalemme in due carovane: quella degli uomini e quella delle donne. I fanciulli potevano andare con l’una o con l’altra carovana. Gesù, all’insaputa dei Genitori, rimase a Gerusalemme.

La Vergine, non vedendolo vicino a sé, credeva che fosse con san Giuseppe e questi credeva che fosse con sua Madre. Ma quando giunsero alla fine della prima tappa del viaggio, Maria e Giuseppe si accorsero che Gesù non c’era.

Quanto dolore e quante lacrime!

Cominciarono le ricerche, dapprima informandosi con i pellegrini e poi, ritornati a Gerusalemme, chiedendo notizie presso parenti ed amici.

Passarono tre giorni nel dolore. San Giuseppe consolava la Santa Sposa e contemporaneamente domandava a se stesso se fosse stato colpevole dello smarrimento di Gesù.

Dopo ansie, sospiri e lacrime, lo ritrovarono nel Tempio, in atto di disputare con i Dottori della Legge. Gesù ascoltava ed interrogava quegli anziani Dottori, i quali restavano sbalorditi della sua sapienza e delle sue risposte.

Quando la Vergine poté riabbracciarlo, gli disse: Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo Padre ed io, addolorati, ti abbiamo cercato! E Gesù rispose: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo trovarmi nelle cose che riguardano il Padre mio? (Luca 2,48).

Con questa risposta Gesù voleva ricordare alla Madonna ed a san Giuseppe che Egli era il Figlio di Dio e che, permettendo quel dolore, aveva operato in conformità al volere del Padre Celeste.

San Giuseppe e la Vergine conservavano nel loro cuore le parole di Gesù e le meditavano.

Esempio

Nella mattinata del 14 Marzo 1858, alcuni giorni prima della festa di san Giuseppe, un giovane mercante era partito da Pesaro. Sentendosi male, si fermò in un albergo. L’indomani, l’albergatore, non vedendolo uscire dalla camera, vi entrò per accertarsi che l’ospite non avesse avuto un malore. Il mercante era irrigidito ed immobile, come fosse di marmo.Fu chiamato il medico, che riscontrò l’apoplessia; diede i rimedi del caso, ma tutto fu inutile. Appena-appena si avvertiva che l’infermo respirava ancora. Cinque giorni durò tale stato.

Un sacerdote, che era corso al letto del moribondo, gli diede l’assoluzione sotto condizione ed affidò quel caso pietoso a san Giuseppe, pregando e facendo pregare.

Dopo cinque giorni, essendo la festa di san Giuseppe, si faceva la processione con la statua del Santo; appena questa giunse sotto la finestra del moribondo, avvenne un prodigio. Il moribondo cominciò a muoversi e riprese a parlare; dopo mezz’ora era perfettamente guarito. Il medico non sapeva spiegarne la guarigione.

Il sacerdote, commosso, chiese al miracolato: Com’è avvenuto il prodigio?

L’uomo rispose: Mentre si svolgeva la processione, mi è apparso san Giuseppe e mi ha detto: Sono venuto a darti la salute! 

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