BELLEZZA DELLA FATICA: Il barista

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Il peccato originale non ha generato il lavoro, bensì la fatica, ovvero la durezza del lavoro, e così anche la possibilità che il lavoro, pur necessario, non trovi sempre perfetta corrispondenza nel desiderio dell’uomo. E’ il rischio di trovarsi a fare cose in cui non ci si riconosca, in cui tutto si presenti appesantito e impietosamente gravoso. Eppure, anche nella condizione post-peccatum, c’è la possibilità di scorgere la bellezza della propria fatica. E’ quando la si offre nella convinzione che vada ad inserirsi in un’armonia governata da Dio. Diceva santa Teresina di Lisieux che anche raccattare da terra un misero ago ha un valore infinito se fatto nella grazia di Dio e per suo amore. Ecco: la bellezza della propria fatica è inserirla in questo Significato. Un Significato che tutto ammorbidisce e che arriva a mitigare anche la più spossante stanchezza, perché le offre una sublime “ragione”. 


Il barista è colui che è già o ancora a disposizione.

Solitamente i bar sono gli ultimi esercizi commerciali a chiudere, ma sono anche i primi ad aprire. La notte è corta per i bar.

E’ dentro c’è chi attende per offrire un ristoro: freddo se fa caldo, caldo se fa freddo.

Se dovessi arrivare ad un’ora strana, il barista non ti chiede perché sei lì, perché sei ancora sveglio o perché sei già sveglio. Egli offre solo.

Non ti chiede nemmeno perché hai bisogno di un cappuccino più bollente perché eventualmente ti sta dolendo la gola o se lo vuoi con meno schiuma; se hai bisogno in quel giorno di un latte meno grasso e più digeribile o il contrario. Il barista vuole solo servirti.

Anzi, sembra proprio che stia lì solo per te. Ovviamente non è così, sarebbe assurdo, ma l’impressione è quella.

L’impressione, vedendo un barista, è che c’è sempre qualcuno disposto a ristorarti, anche quando sei solo, anche quando ti attende un impegno problematico e hai dovuto lasciare molto presto il caldo della tua dimora e dei tuoi affetti più prossimi.

Egli non ti chiede il perché. E’ lì solo per ricevere la tua richiesta.

Un’attesa che ha del paradosso. Attenderebbe, infatti, anche se non dovesse arrivare nessuno.

C’è una frase che è divenuta famosa. E’ stata detta da Wiet Van Broeckhoven, un politico nonché personaggio televisivo belga. La frase dice così: “Mi dispiace, ma il bar è chiuso. Vuole un drink mentre aspetta che venga aperto?”

Insomma, vedendo un barista, si palesa una verità: non  si è mai definitivamente soli, c’è sempre qualcuno che è disposto ad offrirti ciò di cui in quel momento -proprio in quel momento- hai bisogno.

Un segno -il barista- della perenne presenza di Qualcuno, che però è molto, ma molto più grande… di un semplice barista. 


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