“Giammai, no, giammai, la natura disse una cosa, e la saggezza un’altra” (Edmund Burke)

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia”  è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica. 


“Giammai, no, giammai, la natura disse una cosa, e la saggezza un’altra”

Edmund Burke (1729-1797) – Letter on a Regicide Peace


L’ideologia nasce quando il pensiero “pensa” di essere libero dalla realtà, cioè non vincolato ad essa.

Il motivo è molto più banale di quanto si possa immaginare: un pensiero vincolato al reale, è un pensiero costretto ad accettare il vincolo, la dipendenza: il limite.

Cose, queste, non poco fastidiose per chi volesse illudersi di non dipendere da nulla, se non da se stessi.

Ma -attenzione- l’ideologia non è solo il pensiero che “pensa” di essere libero dalla realtà, è anche quello che “pensa” di essere fuori la realtà; anzi, che questa (la realtà) non sia la vera realtà.

In tal caso siamo nella follia. Una follia “intellettuale”, ma pur sempre follia.

E allora, per essere veramente savi e saggi, bisogna legarsi alla realtà.

Bisogna legarsi alla natura e a ciò che è iscritto in essa… perché la natura e la saggezza non possono dire cose diverse.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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1 Comment on "“Giammai, no, giammai, la natura disse una cosa, e la saggezza un’altra” (Edmund Burke)"

  1. Giustissimo. L’ideologia, nel senso deteriore del termine, è una concezione della realtà costruita nella mente umana ignorando il vincolo costituito dall’ordine naturale, dunque ignorando la natura delle cose esistenti (come sono fatte, cosa sono chiamate e realizzare e quali relazioni intercorrono fra loro). Credo si debba porre attenzione a ciò che si intende con la parola ‘realtà’, in quanto per alcuni essa indica semplicemente ciò che si constata come fenomeno che si manifesta nella vita delle persone, non considerando il concetto di natura e l’esistenza dell’ordine naturale. Secondo questo modo di intendere la parola ‘realtà’, i fautori del “matrimonio” omosessuale possono asserire la necessità che lo Stato equipari tali unioni al matrimonio sul quale si fonda la famiglia naturale. E così per ogni altro fenomeno presente nella società. Da qui la necessità di mettere bene in chiaro che con la parola ‘realtà’ si deve innanzitutto intendere la natura delle cose, ossia ciò che esse oggettivamente sono e quale collocazione abbiano nell’ordine che caratterizza ogni ente e le relazioni che tra gli enti vi sono. Da queste considerazioni risulta evidente la necessità di riconoscere l’esistenza di un ordine naturale che trascende la volontà umana, altrimenti è il trionfo del caos.

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