BISACCIA: “Ettore dice alla moglie Andromaca: ‘Dolce consorte, ciò tutto che dicesti a me pur anco ange il pensier; ma de’ Troiani io temo fortemente lo spregio, e dell’altere troiane donne, se guerrier codardo mi tenessi in disparte, e della pugna evitassi i cimenti. Ah nol consente, no, questo cor. Da lungo tempo appresi ad esser forte, ed a volar tra primi negli acerbi conflitti alla tutela della paterna gloria e della mia.’.” (Omero)

Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo.
Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia”  è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica. 

 Ettore dice alla moglie Andromaca: “Dolce consorte, ciò tutto che dicesti a me pur anco ange il pensier; ma de’ Troiani io temo fortemente lo spregio, e dell’altere troiane donne, se guerrier codardo mi tenessi in disparte, e della pugna evitassi i cimenti. Ah nol consente, no, questo cor. Da lungo tempo appresi ad esser forte, ed a volar tra primi negli acerbi conflitti alla tutela della paterna gloria e della mia.”

(Omero, Iliade, Libro VI)

Ettore saluta la moglie.

L’incontro è struggente.

La morte incombe perché Achille è troppo forte.

C’è però una logica quiete che contorna quel saluto, “logica” perché c’è un dovere da compiere: difendere la Patria e difendere coloro con cui si è convissuto finora.

Che terribile tradimento sarebbe fuggire codardamente e lasciare i propri cari in balia di chi sta opprimendo!

Ettore sa che deve compiere una missione.

C’è qualcuno che da sempre lo ha chiamato ad essere forte: “Da lungo tempo appresi ad esser forte…”

Ma non si tratta di un coraggio fine a se stesso, bensì c’è qualcosa in quel coraggio che lo rende segno di un altruismo senza pari: correre nel conflitto “…alla tutela della paterna gloria e della mia.”

Nelle parole di Ettore c’è un mondo buono.

Ci sono coloro che non voltano lo sguardo dall’altra parte quando il pericolo esige la lotta.

C’è la serenità di rispondere ad un dovere più grande.

C’è la grandezza di rispondere ad un destino che lo aveva preparato a non fuggire e tradire.

C’è la bellezza di una vocazione che rende l’uomo… davvero uomo.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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1 Comment on "BISACCIA: “Ettore dice alla moglie Andromaca: ‘Dolce consorte, ciò tutto che dicesti a me pur anco ange il pensier; ma de’ Troiani io temo fortemente lo spregio, e dell’altere troiane donne, se guerrier codardo mi tenessi in disparte, e della pugna evitassi i cimenti. Ah nol consente, no, questo cor. Da lungo tempo appresi ad esser forte, ed a volar tra primi negli acerbi conflitti alla tutela della paterna gloria e della mia.’.” (Omero)"

  1. Carla D'Agostino Ungaretti | 17 Aprile 2023 at 11:02 | Rispondi

    Meraviglioso! Ancora ricordo a memoria quei versi commoventi scritti da un poeta pagano – e tradotti in endecasillabi sciolti che hanno il potere di trasformare quei versi greci in musica – che ci facevano studiare quando nelle scuole italiane si studiava davvero e quello che si imparava non si dimenticava più. Altri tempi! Ora gli adolescenti non sanno più chi sia stato Omero: sono troppo occupati a chattare.

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