Che cos’è la “Teologia del dubbio”?

Una volta, nella catechesi, s’insisteva sulla conoscenza razionale di Dio. Era facile sentire espressioni come questa: “L’uomo intelligente non può non credere nell’esistenza di Dio“. Oggi, invece, nessuno parla più di queste cose. Ma non solo: oggi si allude perfino ad una presunta “assurdità” della fede, la quale, proprio in quanto assurda, sarebbe meritevole.

Tempo fa un noto vescovo italiano, in una sua lectio magistralis fatta in un’università cattolica, ebbe a dire: “Io ogni mattina mi sveglio ateo e poi divento credente.” Il che vuol significare che per il noto monsignore l’esistenza di Dio sia l’esito di un atto di volontà e uno sforzo che prescinda parzialmente o totalmente dalla ragione. Un atto, cioè, se non proprio contro la ragione, almeno oltre la ragione. Ma l’oltre-ragione se certamente può e deve valere per le verità di fede (cioè quelle verità che non potremmo mai conoscere senza la ragione), non può valere per le verità di ragione che si chiamano così proprio perché sono di ragione. L’esistenza di Dio è una verità di ragione; infatti, già la sola ragione ce ne può far essere certi.

La frase di quel vescovo è un isolato incidente di percorso o è un segno di una tendenza teologica molto più diffusa? La risposta -ahinoi!- è la seconda. Si tratta di una tendenza teologica neomodernistica: tutto deve essere “fideizzato” e “sentimentalizzato”. Nell’atto di fede non deve essere coinvolto l’intelletto perché questo (l’atto di fede) sarebbe tutto sommato un’espressione del sub-conscio. E così si mandano a carte quarantotto non solo la ragionevolezza della fede (o intelligenza della fede), ma anche l’insegnamento tradizionale della Chiesa.

In proposito cosa dice questo insegnamento tradizionale? Il Concilio Vaticano Primo afferma in maniera chiara che l’esistenza di Dio è una verità di ragione. Nella costituzione dogmatica Dei Filius è esplicitamente scritto: “(…) la Santa Madre Chiesa tiene e insegna che Dio, principio di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza col lume naturale della ragione umana attraverso le cose create.” Ribadisce il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum“Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza col lume naturale dell’umana ragione dalle cose create.” Importante è anche ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al n.31: “Creato ad immagine di Dio, chiamato a conoscere e ad amare Dio, l’uomo che cerca Dio scopre alcune ‘vie’ per arrivare alla conoscenza di Dio. Vengono anche chiamate ‘prove dell’esistenza di dio’, non nel senso delle prove ricercate nel campo delle scienze naturali, ma nel senso di ‘argomenti convergenti e convincenti’ che permettono di raggiungere vere certezze.” E ancora al n.286: “Indubbiamente, l’intelligenza umana può già trovare una risposta al problema delle origini. Infatti è possibile conoscere con certezza l’esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana.”

Ma torniamo al Vaticano I. Questo concilio afferma che il dubbio è una tentazione e perciò è da rifiutare come pensiero volontario, cioè come dubbio volontario. Ciò vuol dire che a maggior ragione il dubbio deve essere rifiutato come “metodo”. La tendenza teologica, a cui abbiamo fatto riferimento prima, utilizza invece il dubbio come tale, cioè come “metodo”. L’agnosticismo, pertanto, non può essere né assecondato né tantomeno rispettato. Un conto è rispettare l’agnostico come persona con il dovere di amarlo desiderando la sua conversione, altro è rispettare le sue convinzioni agnostiche, che sono totalmente errate.

Ripetiamo: il dubbio involontario non costituisce peccato né è facilmente evitabile a causa della natura umana ferita dal peccato originale, ma altra cosa è il dubbio volontario. D’altronde il peccato non sta nel sentire, bensì nell’acconsentire.


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