A cura di Pierfrancesco Nardini
Domanda: Che ci proibisce il secondo comandamento: non nominare il nome di Dio invano?
Risposta: Il secondo comandamento: non nominare il nome di Dio, ci proibisce di disonorare il nome di Dio: perciò di nominarlo senza rispetto; di bestemmiare Dio, la Santissima Vergine, i Santi e le cose sante; di far giuramenti falsi, non necessari o in qualunque modo illeciti.
Se il primo Comandamento ci ordina di onorare Dio, il secondo ci proibisce di disonorarLo, di disonorare il Suo santo Nome.
Ogni singola parola detta da Gesù è verità e dunque come verità dobbiamo ricordarci le parole del Padre Nostro da Lui insegnatoci, “Padre nostro che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo Nome”.
Nei commenti precedenti abbiamo ricordato come il verbo “santificare” significhi adorare Dio come Essere infinitamente santo e degno di essere adorato e onorato. Pregando il Padre Nostro, riconosciamo dunque che il Nome di Dio è degno di essere santificato. Non in quanto nome in sé (perchè non può essere un nome dato dagli uomini, formato da alfabeto umano a definire il Creatore), ma in quanto elemento che indica Dio agli uomini, suono con cui Lo invochiamo. E chiediamo anche la grazia di poterlo santificare anche attraverso noi, attraverso le nostre azioni.
Il Secondo Comandamento, per questo, non fa altro che ricordarci che non dobbiamo in nessun modo fare un uso improprio del Nome di Dio (e, di conseguenza, di quello di Maria Ss.ma, dei Santi e delle realtà sante, come l’Eucarestia).
Sant’Agostino scriveva che “il Nome di Dio è grande laddove lo si pronuncia con il rispetto dovuto alla Sua grandezza e alla Sua maestà. Il Nome di Dio è santo laddove lo si nomina con venerazione e con il timore di offenderlo” (De sermone Domini in monte, 2, 5, 19).
Se d’altronde cerchiamo di stare attenti a non accostare il nome dei nostri cari a frasi e/o espressioni ingiuriose e irrispettose, perché mai non dovremmo avere ancor più attenzione a non farlo con il Signore del Cielo e della Terra, con il nostro Creatore?
La prima violazione di questo Comandamento è ovviamente la bestemmia, ma anche giurare il falso usando il Nome di Dio come testimone. In generale, come insegna San Pio X, nominarLo senza rispetto, senza un motivo valido.
Quel che è utile ribadire è che non sempre la generale mancanza di rispetto per il Nome di Dio, che non sfoci nella bestemmia o in un giuramento, si tramuta in una violazione grave del secondo Comandamento. Come ricorda il Dragone, infatti, “si può mancare di rispetto al nome divino e quindi a Dio stesso per un triplice motivo: 1) per impazienza (…) 2) per esprimere un forte sentimento di gioia, di dolore, di meraviglia (…) 3) per abitudine”. Quelle volte in cui per uno di questi motivi ci sfugge un “mio Dio”, un “Gesù mio” o simili non stiamo commettendo peccato grave. Lo diventa solo se lo facciamo con rabbia verso Nostro Signore, con disprezzo.
Solitamente però in queste situazioni c’è solo quella che Sant’Alfonso M. De’ Liguori, nel Compendio di teologia morale, chiamava “vana invocazione del Nome di Dio o di Cristo”: “sono presi invano senza nessun rispetto e riverenza, per un modo di dire, per un’esclamazione, ed anche per isfogo d’impazienza. Tuttavia il confessore non deve giudicare che pecchino mortalmente ogni volta che tali irriverenti verso il divin Nome, o l’augustissimo Sacramento, prorompono in quelle parole”.
Salvi in questi casi dal peccato grave, non dobbiamo però rilassarci, pensando che non si faccia nulla di male, perché, pur se non si sta bestemmiando, anche l’irriverenza e la mancanza di rispetto verso Dio è atteggiamento deplorevole (“certo sono assai da rimproverare” spiegava sempre S. Alfonso).
Il peccato veniale non è mai da sottovalutare. Il peccato in generale, di qualsiasi grado esso sia, è sempre da evitare, da combattere.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Be the first to comment on "COMMENTO AL CATECHISMO DI S.PIO X (n.179)"