Il Cammino dei Tre Sentieri consiglia il libro L’Arte di Dio

Cari pellegrini, vi è noto che Il Cammino dei Tre Sentieri ha come finalità quella di sottolineare la bellezza della Verità Cattolica, per cui il tema della Bellezza è un tema in esso importante. E’ per questo che vi segnaliamo il libro L’Arte di Dio, curato da Cristina Siccardi, che si avvale di contributi di personaggi come Vittorio Sgarbi, Riccardo Muti, Antonio Paolucci e di altri. Tra questi vi è anche Corrado Gnerre, guida nazionale del C3S 

Abbiamo selezionato per voi la recensione fatta al libro dal noto vaticanista, Marco Tosatti.

Chi scrive ha appena finito di leggere un libro drammatico, che consiglierei come testo nelle scuole per la storia dell’arte, e, soprattutto, nelle università e negli istituti superiori che si occupano di architettura, arti figurative e musica. E perché no? Anche agli studenti di storia e lettere, tanto per colmare degli abissi di ignoranza e sottovalutazione voluta da una cultura soi-disant “illuminista” che ha un problema con la cristianità. Non è riuscita a rimuoverla del tutto, complici anche i cristiani, e allora cerca di metterci una coperta sopra, far finta che non ci sia stata e che la nostra cultura, quella vera, e la nostra storia, anche attuale, ne siano impregnate; compresi loro che fanno finta di essere nuovi.

Ecco, in questo lunghissimo incipit vi ho detto praticamente tutto. Il libro, opera corposa, densa e stimolante di Cristina Siccardi, si chiama: “L’arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee”. È edito da Cantagalli (455 pagine, 29 €). In esso l’autrice vuole, e ci riesce, secondo chi scrive, a rispondere negativamente a due questioni, poste da Hegel e Nietsche. La prima riguarda l’arte: è morta davvero? Certo la tentazione di rispondere di sì è forte, osservando quello che ci viene propinato come tale. La secondo questione riguardava la morte di Dio; e anche su questo direi che i fatti smentiscono il folle filosofo.

Il problema su cui verte tutta l’opera è proprio questo: come e perché è necessario che il connubio fra l’uno e l’altro, fra l’Arte e Dio, che ci ha dato un’infinità di cose meravigliose, apprezzate anche da coloro che di Dio non pare vogliano saperne, torni a funzionare, e a creare di nuovo.

Non sarà, non è facile. Anche perché, come spiega bene il libro, perché per raggiungere questo obiettivo altissimo si devono dare due condizioni: la qualità artistica del soggetto, e la fede. La mancanza della stessa, e della pratica, ha conseguenze fattuali gigantesche e nefaste. Lo vediamo ahimè quasi ogni giorno, quando passiamo davanti a chiese costruite magari da nomi sfavillanti dell’Arte Contemporanea che a tutto servono fuorché a pregare, a elevare l’anima verso qualche cosa che va oltre, a trasportarci in un mondo diverso; come invece facevano le chiese costruite da chi crede. Chiese che inoltre – e questo non è un problema di fede, ma di qualità professionale – che si segnalano per la loro bruttezza e squallore.

Gli assassini, in questo thriller che ha per vittime il Bello e la Religiosità , sono parecchi, ma due in particolare: l’Arte Contemporanea (AC), e la sudditanza culturale della Chiesa alla stessa. Per incapacità, o trascuratezza, nel preparare i sacerdoti in seminario al gusto del bello e della dignità del bello legato al Divino. I seminaristi diventano sacerdoti, parroci, vescovi e possono felicemente così cadere ignari nella rete dell’Arte Contemporanea. Di cui Cristina Siccardi da questa definizione: “Si definisce arte contemporanea quella dell’attuale civiltà occidentale, che ha perso i connotati cristiani, vagando senza cognizione del passati e senza strategie per il futuro e, dunque, senza punti di appoggio”. La committenza ecclesiastica subisce l’AC più di quanto si senta ispirata da logiche di fede. E la torta è servita.

Il libro è un’opera veramente importante, ricca di contributi – impossibile citarli tutti – focalizzati su temi specifici, dalla liturgia al latino, al feticismo all’architettura religiosa (di cui parla Vittorio Sgarbi), alla neo-iconoclastia, alla musica (Riccardo Muti e Domenico Bartolucci) e alle chiese-magazzino (Paolucci).

Insomma, come è stato detto all’inizio, un’opera fondamentale per capire; per capire anche perché costruire roba sciatta per ragioni pauperistiche è un tradimento: se la vita quotidiana è piena di mediocrità e fatica, una chiesa dovrebbe aiutarci, tutti, poveri e non, a “consolarci” tramite la bellezza, a gettare un raggio di luce nelle nostre nebbie di ogni giorno.

Dio è Verità, Bontà e bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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