L’importanza di far diventare la preghiera una… “buona abitudine”

di Pierfrancesco Nardini

Le abitudini sono comportamenti che si ripetono nel tempo, spesso per tutta la vita, e che diventano parte di noi, della nostra vita, senza pensarci più.

Il cervello, infatti, non si preoccupa di azioni che sono diventate automatiche, è, anche, un modo per risparmiare energie (cfr. Il potere delle abitudini, C. Duhigg).

Si è anche capito che le abitudini possono comunque essere modificate, conoscendone i meccanismi.

Anche il modo di vivere la fede è qualcosa che, in determinate azioni, rientra nel campo delle abitudini.

Anche la preghiera, ad esempio, è un’abitudine.

Sia chiaro, non si intende che sia qualcosa di poco importante, abitudine non ha in alcun modo questa accezione (le abitudini incidono in modo importante nella vita). Non significa che si debba farlo distrattamente, in modo automatico, come se fosse un qualcosa di secondario, senza amore per Dio e senza sentire la preghiera. Si vuole invece dire che proprio per amore di Dio si deve far diventare la preghiera un’abitudine.

Significa quindi che anche la preghiera, così come altre azioni del fedele, possono diventarlo. Si pensi a chi ha l’abitudine di recitare un Rosario mentre guida o a chi passa ogni giorno a visitare il Ss. Sacramento nel tragitto di ritorno a casa da lavoro o altre cose simili.

Diventano abitudini: anche queste sono infatti “scelte che tutti compiamo deliberatamente a un certo punto della vita e a cui poi smettiamo di pensare ma che continuiamo a fare” (Duhigg, op. cit.).

Sapendo che un’abitudine può essere anche creata e, soprattutto, modificata, gli studiosi di questo campo hanno spiegato come cambiare quelle che non piacciono o decisamente negative.

Così, si nota come purtroppo molti non hanno abitudini “di fede”, come ad esempio le suddette recita del Rosario e visita al Ss. Sacramento, e non sempre per motivi di mancanza di fede. Sono tante le persone che affermano di non avere tempo “per queste cose”.

Creare quindi un’abitudine per ritagliare spazi per Nostro Signore nella propria giornata diventa importante.

E lo può diventare ancor di più, modificando quelle che sono abitudini deleterie per l’anima, come ad esempio intercalare con bestemmie (sì, purtroppo anche questa è un’abitudine…).

Cosa è più pesante, d’altronde, l’impegno a iniziare a dedicare del tempo alla preghiera o il rischio di un’aridità dell’anima che può essere foriera di conseguenze eterne?

Si esagera? Anche il pensare che i cattolici siano esagerati su queste cose … è un’abitudine!

Il fine primario della vita terrena è quello di portare la propria anima a Dio nell’eternità e, per questo, non c’è sforzo che tenga.

Tanto più che la vita è un insieme di abitudini, motivo per cui si comprende facilmente come il decidere volutamente le proprie, aumentando quelle positive e diminuendo quelle negative, inciderà positivamente sulla propria vita, ma anche sulla propria anima.

Aristotele scriveva che “l’abitudine è in qualche modo simile alla natura, giacché ‘spesso’ e ‘sempre’ sono vicini; la natura è di ciò che è sempre, l’abitudine di ciò che è spesso”.

Dedichiamo allora piccoli sforzi quotidiani a creare l’abitudine di pregare per far sì che “spesso” diventi “sempre” e raccoglierne i frutti nella vita eterna.


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