MESSA DEL GIORNO (con meditazione) – San Giuseppe da Copertino, Confessore (1603-1663)

Giuseppe Maria Desa nacque il 17 giugno 1603 a Copertino (Lecce) in una stalla del paese. Il padre fabbricava carri. Rifiutato da alcuni Ordini per «la sua poca letteratura» (aveva dovuto abbandonare la scuola per povertà e malattia), venne accettato dai Cappuccini e dimesso per «inettitudine» dopo un anno. Accolto come Terziario e inserviente nel conventino della Grotella, riuscì ad essere ordinato sacerdote. Aveva manifestazioni mistiche che continuarono per tutta la vita e che, unite alle preghiere e alla penitenza, diffusero la sua fama di santità. Giuseppe levitava da terra per le continue estasi. Così, per decisione del Sant’Uffizio venne trasferito di convento in convento fino a quello di San Francesco in Osimo. Giuseppe da Copertino ebbe il dono della scienza infusa, per cui gli chiedevano pareri perfino i teologi; inoltre seppe accettare la sofferenza con estrema semplicità. Morì il 18 settembre 1663 a 60 anni; fu beatificato il 24 febbraio 1753 da papa Benedetto XIV e proclamato santo il 16 luglio 1767 da papa Clemente XIII. (santiebeati.it)


Introito

(Ecclesiastico 1,14-15)

L’amore di Dio è gloriosa sapienza. Coloro, ai quali si manifesta, subito l’amano appena la conoscono e ne considerano le meraviglie.

(Salmo 83,2)

Quanto amabili sono le tue dimore, o Signore degli eserciti! L’anima mia spasima ed anela verso il tempio del Signore.


Epistola

(1 Corinti 13,1-8)

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.


Graduale

(Salmo 20,4-5)

O Signore, lo hai preceduto con larghe benedizioni, hai posto sul suo capo una corona d’oro puro.

Ti ha chiesto vita e l’hai data a lui, lunghezza di giorni per sempre nei secoli. Alleluia, alleluia.

(Ecclesiastico 11,13)

Dio guarda con benevolenza il misero, lo fa sorgere dalla sua umiliazione, gli solleva la testa. Alleluia.


Vangelo

(Matteo 22,1-14)

Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».


Meditazione

  1. Nell’Epistola, san Paolo dice che la Carità e tutto. Afferma che anche se si possedesse tutto, cioè talenti e privilegi, ma non si avesse la Carità, tutto ciò che si ha a nulla varrebbe.
  2. Cos’è la Carità? L’amore a Dio.
  3. La Carità è amare Dio e capire che l’unico fine è Lui; e che il nostro compito è prima di tutto glorificarlo.
  4. La Carità ci fa capire che Dio o è tutto o non è nulla. Non ci può essere (per logica!) una posizione intermedia.
  5. Poi l’Introito afferma che “L’amore a Dio è gloriosa sapienza“.
  6. Dunque, se l’uomo vuole essere davvero uomo, se l’uomo vuol fare onore alla propria intelligenza, deve amare Dio e far di Lui la realtà più importante… perché Dio è la ragione di tutto ciò che ha!

Alla Regina dello Splendore

  1. Madre, aiutami a fare dell’amore a Dio l’unico scopo e l’unico fine della mia vita.
  2. Come una mamma insegna al proprio figlio come dover agire nella vita, così Tu insegnami continuamente, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, come amare il tuo Divin Figlio.
  3. Insegnami come devo fare di Lui l’unica ragione della mia vita.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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