Il riduzionismo biologista afferma che l’uomo altro non sarebbe che il suo corpo. E quindi il suo pensiero e la sua coscienza altro non sarebbero che l’effetto meccanico di dinamiche neuronali.
Recenti scoperte attestano invece l’unicità qualitativa dell’esistere umano e quindi della coscienza umana, arrivando ad affermare che il cervello dell’uomo è la realtà più complessa dell’universo.
Il sito uccronline.it riporta queste parole del neuroscienziato Vittorio Gallese, docente di Psicobiologia e Psicologia fisiologica all’Università degli Studi di Parma: “Quello che noi neuroscienziati cerchiamo di fare è ridurre la complessità ed il mistero ad una serie di elementi che speriamo di essere in grado di misurare. Io rivendico di essere un riduzionista metodologico ma comincio ad arrabbiarmi quando al riduzionismo metodologico si sostituisce il riduzionismo ontologico, cioé: ‘Io sono i miei neuroni!’, ‘Io sono le mie sinapsi!’. Ecco, lì non ci sto più, perchè noi siamo qualcosa di più complesso e differnziato della semplice attività dei neuroni (…). I neuroni non amano, non si arrabbiano, non sperano, non si rammaricano, non prkmettono. Tutte questet cose sono caratteristiche quando le attribuiamo al proprietario dei neroni, alla persona (…)“.
Insomma, siamo ben altro di ciò che diceva l’astrofisico Stephen Hawking (1942-2018) secondo cui l’uomo altro non sarebbe che una “feccia chimica”.
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