Don Dolindo Ruotolo nel suo “Nei raggi della grandezza e della vita sacerdotale”, firmato con lo pseudonimo Dain Cohenel, scrive queste parole importanti:
Il sacerdote dunque col suo abito talare, lungo, composto, povero ma pulito, col suo mantello che lo avvolge come se avesse le ali ripiegate, pronte al volo, col capo segnato dalla croce del Redentore, col corpo composto, spirante ordine e modestia, con gli occhi bassi, alieni assolutamente da ogni malsana curiosità, passa nel mondo proprio come un angelo, dà un senso di pace e di conforto, dà un senso di speranza nelle angustie della vita perché egli rappresenta la carità, e passa come lampada che illumina, dissipando con la sua sola presenza le tenebre degli errori.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Sarei totalmente d’accordo, ma penso che con la vita frenetica che oggi anche i sacerdoti sono costretti a fare, l’abito talare sarebbe di grande impaccio. Mi accontenterei di vedere sempre i sacerdoti vestiti con il clergyman e con la croce pettorale in evidenza, invece li vedo sempre indossare jeans e maglione, a cominciare dalla mia parrocchia.