APOLOGETICA CON I PROVERBI – “Ascoltare cento volte vale meno che vedere una volta” (proverbio giapponese)

Il popolo è ben altra cosa rispetto alla massa. La massa è qualcosa d’informe, che, pertanto, si lascia facilmente plasmare. Il popolo no. Esso ha una sua identità, una sua storia, delle radici. Ha un vissuto che gli permette di giudicare con buon senso il reale. E questo lo conforta di un’eredità: la saggezza. Certo, i popoli non sono uguali; perché le culture non sono uguali. C’è chi ha conquistato il Vero. Chi lo ha atteso. Chi lo ha rifiutato. Chi se ne è allontanato. Ma al di là di questo, ciò che è di natura percepisce il senso delle cose e il mistero del vivere. E, proprio perché Dio ha fatto sì che la natura fosse predisposta all’accoglienza della Grazia, non c’è buon senso popolare che non manifesta questo desiderio; al di là di ciò che la Storia dei singoli popoli partorisce. Ecco perché si può capire l’unicità e la bellezza della Verità Cattolica anche attraverso il buon senso di tutti i popoli. 


Il vedere è superiore all’ascoltare?

Certamente occorrono entrambe le facoltà. Occorre capire ed occorre vedere. Ma è pur vero che, per capire, occorre prima vedere.

Se non si rispetta quest’ordine logico, sguardo e poi ascolto, sono problemi. Sono problemi perché verrebbe legittimata qualsiasi follia, cioè qualsiasi sganciamento dalla logica del reale.

Non a caso la buona filosofia (la recta ratio) ha sempre affermato che la verità è nell’adeguamento del soggetto all’oggetto e non viceversa, come afferma invece il razionalismo moderno.

La priorità del vedere è anche nella preghiera, se è vero (come è vero) che non solo la meditazione trova il suo superiore sbocco nella contemplazione, ma che la stessa meditazione deve servirsi della contemplazione. Sant’Ignazio nei suoi esercizi spirituali consiglia, per poter bene meditare i fatti del Vangelo, di fare la composizione di luogo, cioè d’immaginare se stessi dentro il fatto da meditare, vedendo tutto nei minimi particolari e, in tal modo, coinvolgendo i propri sensi.

Anche nella vita eterna ci sarà una superiorità della visione sull’ascolto: il Paradiso è la visione beatifica.

Il giovane poeta inglese John Keats (1795-1821) scrive: Uno sguardo sincero può vincere più cuori di tante parole…ed è così: è lo sguardo che dà senso alle parole, non le parole che danno senso allo sguardo. Se non si riconosce e non si contempla, se non ci si meraviglia e non ci si stupisce, le parole non hanno senso.

Il proverbio ha ragione…ascoltare cento volte vale meno che vedere una volta.


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