Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia” è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità cattolica.
“Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.”
(Platone)
La paura del buio è qualcosa di connaturato nell’uomo.
L’hanno i bambini, che spesso piangono e tremano qualora dovessero improvvisamente trovarsi in un luogo dove gli occhi non riescono a scorgere nulla.
Ma anche agli adulti il buio fa paura.
Eppure l’adulto sa nascondere, sa fingere e, in certe situazioni, cerca di darsi un’aria di sicurezza.
Ma perché il buio fa paura? Perché l’uomo ama la luce. Non ne può fare a meno.
La luce è il suo ossigeno.
La luce è la sua speranza.
Ha dunque ragione Platone a dire che è una tragedia quando si ha paura della luce. Cioè è qualcosa di profondamente innaturale, di assurdo, di sconvolgente.
E che tragedia è quando tanti uomini, o addirittura una civiltà intera, mostrano paura della luce e stupidamente cercano di “auto-illuminarsi”.
Natura e intelligenza esigono di conservare il desiderio di farsi illuminare dalla luce: dalla luce di Dio.
Dio è Verità, Bontà e bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Be the first to comment on "Nella Bisaccia: Platone"