Rubrica a cura di Corrado Gnerre
Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia” è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica.
“Si può benissimo essere un poeta e avere i capelli corti; si può benissimo essere un poeta e amare la propria moglie; si può benissimo essere un poeta e conoscere le regole della grammatica.”
(Jules Renard)
Non c’è eroismo più grande della fedeltà nel tempo.
Ma quale tempo? Il tempo che ci scorre; che è in noi e accanto a noi; l tempo delle cose. Di quelle cose che sono così semplici che ci sembra strano possano così tanto influire sui nostri comportamenti, sulle nostre scelte, sul nostro destino.
Eppure è così. E’ nella fedeltà, in una dimensione semplice ed ordinaria, che realizzeremo noi stessi.
Quante volte la storia ci ha dimostrato che i suoi passaggi fondamentali non avvengono chissà in quale luogo importante, bensì nella semplicità di una silenziosa situazione. L’Annunciazione lo dimostra. La storia cambiò non a Roma o in qualche altra grande città dell’Impero, ma in un’umile casa di Nazareth.
E’ per questo che Jules Renard dice che per essere grandi non serve apparire, fare cose strane o perfino peccaminose. Questo può valere per il mondo. Ma per Dio serve solo la fedeltà nel piccolo e nell’ordine.
Questa è l’unica grande fedeltà!
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Quanti guasti ha compiuto il Romanticismo nella cultura europea! È con esso che si affermato il mito del poeta maledetto e che faceva uso di stupefacenti per contestare la mentalità borghese. Per certi versi, si potrebbe definire “il ’68 del XIX secolo”?