Lo sai che c’è la possibilità di santificarsi anche nel pagare quando non è giusto pagare?

La volontà di Dio va accettata sempre e comunque. Anche nelle cose più antipatiche e più seccanti da accettare. Per esempio, quando c’è da pagare qualcosa che si ritiene ingiusto pagare: una rata già pagata, ma di cui si è persa la ricevuta… o qualcos’altro. L’accettazione di queste cose senza impazienze è perfino più meritevole di fare volontariamente delle elemosine.

Un argomento, questo, che ci fa capire come il Cristianesimo sia tutto nella centralità della vita interiore, e quindi nella conformità piena di se stessi alla volontà di Dio.

Tutto questo lo dice molto chiaramente Saint-Jure nel suo preziosissimo “Fiducia nella Divina Provvidenza. Segreto di pace e felicità”.

Leggiamo queste parole.

Lo stesso bisogna dire per le questioni di denaro; sia, per esempio, che sei costretto a fare qualche pagamento che credi ingiusto, o per un oggetto che sei obbligato a pagare una seconda volta, in mancanza di prove giustificative d’un anteriore pagamento, sia per estinguere i debiti contratti da un altro di cui, per ragioni naturali o per compiacenza, ti sei costituito garante; sia pure per saldare qualche imposta che tu credi esagerata, sia infine per qualsiasi altro motivo.  Se qualcuno ha il potere di pretendere da te questo pagamento e se fa uso di tale potere, ciò significa che Dio vuole così; è Dio che ti richiede questo denaro ed è realmente a Lui che tu lo doni quando accetti in spirito di sottomissione alla sua divina volontà l’obbligo che ti si impone di pagare. Oh! Quante grazie si assicura colui che agisce in tal modo! Supponi di avere dinanzi due persone; l’una, per spirito di conformità alla volontà di Dio, esegue un pagamento forse esagerato, forse del tutto ingiusto, ma che si è in condizione da esigerlo da lei; l’altra, di sua iniziativa e per libera scelta, consacra una somma eguale ad essere distribuita in elemosina. Ebbene! Sappilo pure: benché l’elemosina procuri dei vantaggi straordinari, fin da questa terra, a coloro che la fanno, l’atto della persona che sacrifica il suo denaro, non di propria iniziativa, né in favore di qualcuno di sua scelta, ma per spirito di conformità alla volontà divina, è un’opera più profittevole ancora. Essendo infatti un’azione sganciata da ogni attaccamento alla propria volontà, è più pura, più gradita agli occhi di Dio; e se è lecito affermare, in seguito all’esperienza di tutti secoli, che l’elemosina attira sulle famiglie le più abbondanti benedizioni, si può senza esagerazione attribuire, all’opera più eccellente di cui stiamo parlando, dei frutti più meravigliosi ancora.

A scanso di equivoci, facciamo una doverosa precisazione. Ovviamente non si tratta di non difendere i propri diritti. Né tanto meno di denunciare ingiustizie. Altrimenti si cadrebbe in una sorta di fatalismo quietista che è il contrario della prudenza cristiana. Significa piuttosto due cose.

Primo: non perdere la pazienza. Cioè occuparsi degli eventi negativi, ma non preoccuparsene.

Secondo (ed è il caso in specie): quando non c’è nulla da fare, accettare le situazioni negative offrendone a Dio il disagio.


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