BELLEZZA DEL TEMPO – Mese di San Giuseppe (quarto giorno)

Il falegname di Nazareth

Pater noster – San Giuseppe, prega per noi!

La Sacra Scrittura, parlando del Messia, dice: “Egli sarà chiamato Nazareno.” (Matteo 2, 23). Proprio a Nazareth Gesù trascorse quasi tutta la vita; anche san Giuseppe nacque e morì a Nazareth. Questa piccola cittadina, situata sopra una collina della Galilea, ove oggi la Sacra Famiglia è tanto onorata con artistiche Chiese, ha un nome significativo. Nazareth vuol dire « Guardiana » o «Custode». E realmente Nazareth custodì i più grandi tesori dei capolavori divini: Gesù, Maria, Giuseppe. Quantunque discendente dalla casa reale di David, san Giuseppe visse nel nascondimento. Nessuno si curava di lui, tranne Dio. Fin da giovanetto lavorò da falegname, per assicurarsi il pane. Il mestiere di falegname in un piccolo centro come Nazareth era poco lucroso. Si trattava di confezionare qualche modesto mobile, di riparare qualche utensile domestico o qualche arnese di lavoro dei campi. Agli occhi dei Nazareni san Giuseppe appariva come un brav’uomo. Era stimato per le sue virtù morali, tanto che Gioacchino ed Anna, volendo trovare uno sposo degno della figlia Maria, futura Madre del Redentore, posarono gli occhi sopra di lui. I pii genitori erano convinti che nessun uomo sarebbe stato più virtuoso di quel falegname. Quantunque la Madonna avesse fatto il voto di verginità, lasciandosi guidare dalla Provvidenza, pur conservando il proposito della perpetua purezza di mente e di corpo, accettò di essere la fidanzata del «Giusto» di Nazareth. Dio disponeva così, affinché la Vergine Madre fosse senza macchia davanti al mondo e avesse un aiuto nella fuga in Egitto e nelle varie circostanze della vita. Maria e Giuseppe si diedero la parola di fedeltà: vivere come due angeli ed attuare appieno i disegni di Dio.

Esempio

La purezza è necessaria all’anima ed è anche utile al corpo. L’immoralità è la rovina dell’anima e del corpo. Un giovane si era dato ai vizi ed in breve perse la fede e la salute. Fu ricoverato in ospedale. Una suora si accorse che l’infermo era lontano da Dio e cercò la via per fare breccia nel suo cuore. Il giovane alle cure amorose rispondeva con parole beffarde. Ma la suora, fiduciosa nella conversione, non si stancava di annunciare la Buona Parola e di pregare. Le venne l’ispirazione di affidare il caso a san Giuseppe. Un pomeriggio, l’infermo si era levato da letto e passeggiava all’aperto. Ad un tratto sentì una forte commozione ed avvertì nuove idee nella mente: vita futura… inferno… paradiso… Il suo animo era in tempesta. San Giuseppe, pregato dalla suora, in quel momento agiva nel suo cuore. Fu tale l’impressione, che l’infermo volle il cappellano dell’ospedale e gli disse: “Per carità, dia un poco di pace all’anima mia!” Fu così esortato a confessarsi. L’indomani mattina il peccatore era ai piedi del confessore per detestare le sue colpe e riceverne l’assoluzione. Sentì il dovere di ringraziare san Giuseppe per la grazia dell’anima ed anche della salute, che subito riacquistò.


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