Perché nelle chiese moderne il Tabernacolo non è più al centro?

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


La questione della posizione del Tabernacolo non si pone tanto per le grandi chiese (cattedrali e santuari) dove la collocazione laterale serve soprattutto a non farlo smarrire nella grandezza del tempio, quanto per le chiese di medio-piccola grandezza. C’è un senso in quello che sta avvenendo negli ultimi anni? Pensiamo proprio di sì. Questo va trovato nei motivi che costituiscono l’essenza del pensiero post-conciliare. Uno su tutti: il voler considerare l’edificio liturgico più come realtà di comunione (come indubbiamente anche è) che come realtà di mistero. Chiediamoci: l’edificio liturgico è “luogo” per una assemblea oppure “luogo” per una Presenza? Anche da questa alternativa, o meglio, anche da questo porre l’accento soprattutto sulla prima possibilità (la chiesa come luogo per assemblea) scaturisce quello che si può definire perdita del senso del mistero e dell’incontro.  Perdita che –come è sotto gli occhi di tutti- ha reso meno persuasivo l’Annuncio cristiano. Tutte le ragioni utilizzate per giustificare l’uso di porre a lato il Tabernacolo anche se non vogliono diminuire l’atteggiamento di adorazione, ne minano la ragion d’essere. Diciamo subito che non esiste una sola ragion d’essere dell’adorazione, se ne potrebbero almeno individuare un paio: l’adorazione prossima e l’adorazione presente. La prima (l’adorazione prossima) è riscontrabile in tutte quelle spiritualità che posseggono almeno una di queste due caratteristiche: riconoscimento dell’uomo come non-creatura oppure riconoscimento dell’uomo come realtà totalmente separata da Dio e quindi insanabile. In queste spiritualità l’adorazione è prossima, in quanto non esisterebbero le condizioni per poter veramente adorare. L’adorazione presente è, invece, un tratto tipico del cattolicesimo, perché in questo manca tanto la caratterizzazione panteistica, quanto quella protestantica di demonizzazione del mondo. Nel cattolicesimo di certo la tensione dell’attesa non è assente, ma è fondamentale la convinzione secondo cui tutto ciò che attualmente è sperimentabile dall’uomo è già “luogo” di una Presenza vera e salvifica del mistero del Verbo incarnato. Ciò è della fede nella Presenza reale dell’Uomo-Dio nell’Eucaristia. La Chiesa è sì comunione dei figli di Dio, ma nella, con e per la Presenza reale di Cristo. La centralità del Tabernacolo è la centralità dell’Eucaristia, cioè della presenza reale, fisica, di Cristo ancor oggi nella Chiesa. La centralità del Tabernacolo ha lo scopo di rendere l’edificio liturgico non luogo per attendere e per ricordare, ma luogo per incontrare una Presenza “presente” (chiediamo scusa del gioco di parole) che è anche fisica.


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