Come capire il rompicapo dell’Idealismo assoluto?

1.L’idealismo assoluto è rappresentato da tre importanti “discepoli” di Kant: Fichte, Schelling ed Hegel, i quali lo svilupparono in modo diverso, in forma etica il primo, estetica il secondo, logica il terzo.

2.Diciamola tutta: l’idealismo assoluto è un vero e proprio rompicapo. Ad una prima lettura (ma anche ad una seconda e ad una terza) non si capisce quasi nulla. E se non si ha un bravo professore di filosofia che aiuti a districare la matassa, è notte fonda. Iniziando da Fichte e dalla sua contrapposizione di io e non-io, per proseguire con Shelling e per non parlare di Hegel che, a detta di ciò che si racconta, andando a rileggere la sua opera principale, la Fenomenologia dello Spirito, non si capiva nemmeno lui. Qualcuno racconta che avrebbe detto così: “A scrivere la ‘Fenomenologia dello Spirito’ sono stato io e Dio, quando però sono andato a rileggerla mi sono accorto che era rimasto solo Dio”. Detto questo, vediamo un po’ se c’è un itinerario concettuale che può farci capire ciò che è oggettivamente difficile da capire.

3.Prima di tutto una premessa: quando nell’idealismo assoluto si parla di Pensiero (con la “P” maiuscola) s’intende il fatto che tutta la realtà è espressione dell’attività dello spirito, cioè dell’attività intellettuale. Tutto è espressione della cultura. La realtà che noi osserviamo ci sembra essere una realtà fuori del nostro pensiero, ma non è così: è sempre comunque una realtà filtrata attraverso l’attività dello spirito dell’uomo, quindi della cultura. Passiamo adesso all’itinerario concettuale. Tutto molto brevemente…

3.Iniziamo con Fichte. Per lui il Pensiero (l’Io), per essere davvero se stesso, deve sempre e comunque contrapporsi a ciò che pensiero non è, il Non-io. Ciò vuol dire che nella filosofia di Fichte è implicita la prospettiva della “lotta”, cioè del necessario superamento della Storia.

4.Per Schelling, invece, il Pensiero non deve contrapporsi alla Natura. Insomma, la Natura e la Storia non devono essere superate, perché anch’esse, insieme, rappresentano espressioni del Pensiero. Dunque, non più l’Io contro il Non-io, bensì l’Io con il Non-io.

5.E finalmente Hegel. Questi supera Fichte perché secondo lui il Pensiero non si deve contrapporre alla Natura, ma supera anche Schelling perché per lui non si può accettare una sintesi statica tra Spirito e Materia. La sintesi deve essere dinamica e deve avvenire nella Storia. Insomma, Hegel afferma che l’Assoluto è sì unione tra Io e Non-io, ma tutto si realizza nello svolgersi della Storia.

6.Insomma, al di là delle differenze (che pur ci sono), è la dissoluzione del Vero oggettivo ciò che si manifesta e si realizza chiaramente nell’idealismo assoluto.


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