Si può dire che Dio non ama l’umanità?

1.Domanda questa certamente provocatoria. E anche un po’ “scandalosa”. Ci si può permettere di dubitare che Dio ami l’umanità? Ebbene, la risposta non solo è: in un certo senso sì, ma si tratta  anche di una risposta perfettamente corretta e rispettosa della vera natura di Dio.

2.L’umanità è un concetto e non è la vera realtà. La realtà è l’uomo singolarmente preso. Certamente, per estensione, potremmo anche intenderla come l’insieme di uomini concreti, “insieme” che non è un concetto, ma -appunto- una realtà. Se però intendiamo l’umanità come concetto, possiamo allora dire che Dio non ama l’umanità, bensì l’uomo nella sua individuale concretezza. L’amore materno a riguardo ci può aiutare a capire. Provate a dire ad una mamma che ha dieci figli e ne perde uno: “Consolati perché hai altri nove figli“. Quella mamma non si consolerà mai. Immaginiamo che questa mamma abbia un quantitativo di amore pari a 100, ebbene ella non farà per ognuno dei suoi dieci figli: 10,10,10…bensì: 100,100,100…Una mamma ama un figlio come tutti gli altri figli messi insieme. Così è anche l’amore di Dio.

3.A proposito del fatto che il vero amore si rivolge alla concretezza della realtà e non all’evanescenza dei concetti, leggiamo queste belle parole del filosofo cattolico Marcel de Corte (1905-1994) in Fenomenologia dell’autodistruttore:

Un uomo normale ama non già la bellezza, ma le cose belle, egli ama non l’umanità, ma gli esseri umani in carne ed ossa; li ama come prossimo, qualunque sia la loro qualità. E prossimo vuol dire vicino, accanto a qualcuno che porta un nome proprio, con il quale sono allacciate delle relazioni. L’amore reale esige un oggetto concreto, ben diverso da una rappresentazione collettiva del pensiero: ogni altra forma d’amore ne è semplicemente la contraffazione. Che l’amore naturale e quello soprannaturale si gonfino in astrazioni, è facilmente spiegabile: l’amore di entità astratte, in cui l’uomo concreto si scioglie come neve al sole, è infinitamente più facile che l’amore del prossimo in carne ed ossa. Dice un umorista inglese che è molto facile per l’uomo amare la donna, ma è assai più difficile amare la sua donna. E poi, l’amore vero fa uscire l’essere al di fuori di sé, e lo trasfonde interamente nell’altro: è un dono, mentre le astrazioni non escono dal pensiero che le produce, se non sotto forma d’inchiostro o di saliva. Amarle, equivale ad amare il proprio pensiero, ad amare se stessi, a non uscire mai da se stessi. Ne è capace anche l’ultimo degli uomini.


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