BORRACCIA – 26 luglio

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Tra gli strumenti di un cammino vi è la borraccia con cui portarsi dietro dell’acqua per idratarsi. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Borraccia” è la meditazione. I vari punti sono i “sorsi” della meditazione.


L’ACQUA

Gesù dice agli uomini: ‘Non pensate che vi abbandoni. Io in persona vi assisterò (…) e vi renderò facile ciò che è difficile.
(San Giovanni Crisostomo)

1

Cari pellegrini, san Giovanni Crisostomo (349-407), commentando la Parabola del Debitore di diecimila talenti, immagina che Gesù dica le parole che abbiamo scelto come acqua di questa borraccia.

2

In essa ci sono due concetti su cui dobbiamo concentrare la nostra riflessione. Due concetti che sono logicamente legati, posti in una successione di “causa” e di “effetto”. Il primo (la causa): Dio non abbandona, anzi viene ad aiutarci di persona. Il secondo (l’effetto): con Lui ogni difficoltà svanisce, anzi è come se divenisse facile.

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Soffermiamoci sul primo. Non dobbiamo mai stancarci di meditare sulla “vicinanza” di Dio. Su quanto Egli desideri starci accanto e su quanto desideri venirci in aiuto. Ma non solo, anche quanto desideri che lo invochiamo. La nostra freddezza rammarica il Signore. In una celebre preghiera dal titolo “Amami come sei!” il Signore dice all’anima: “Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto, affrettati ad aprirmi. (…). Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe vederti dubitare di me e mancare di fiducia.”

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Soffermiamoci adesso sul secondo punto: il Signore rende facile ciò che è difficile. Il suo aiuto risolve ogni cosa, perché Lui -e solo Lui- è il significato di ogni cosa. Dio è la “chiave”, il “codice”, per capire tutto. Dostoevskji diceva che la vita senza Dio è come una sorta di rappresentazione teatrale scritta da un pazzo e recitata da pazzi. Insomma, un’apoteosi di irrazionalità. Infatti, nulla può avere senso senza Dio.

5

Quante volte ci siamo ritrovati a guardare ciò che è trascorso e ci siamo detti: “E come ci sono riuscito?… Come ce l’ho fatta?” La risposta è che non siamo stati soli in ciò che abbiamo compiuto. C’era Lui.

6

C’è una cosa che esprime bene ciò che abbiamo detto. Una cosa gradevole di cui facciamo uso ogni giorno: il pane.

7

Osservando la spiga di grano ci si accorge che essa è di una complessità straordinaria, fatta di tante piccole bacchette inserite l’una nell’altra. Anche al tatto la spiga si mostra “complicata”, perché sembra quasi pungere. Eppure occorre quella complessità perché venga fuori un alimento semplice ed indispensabile come il pane.

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Quella complessità fastidiosa al tatto si risolve nella fragranza e nella morbidezza di una semplice fetta di pane.

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E così: la complessità della vita si risolve in semplicità. Ma solo se ci affidiamo a Lui: al Signore di tutto.

Al Signore Gesù

Signore, io intellettualmente capisco che Tu mi sei indispensabile, ma la mia debolezza mi impedisce di tenerlo esistenzialmente sempre presente.

Fa che non solo il mio pensiero, ma anche la mia vita si fondi sulla certezza che con Te tutto è facile; e che senza di Te tutto è difficile.

Alla Regina dello Splendore

Madre, Tu mi hai donato Gesù.

Adesso ti chiedo di portarmi a Lui, unico “codice” per capire il nostro esistere.

Madre, accompagnami nel cammino di questo giorno.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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