- L’extra Ecclesiam nulla salus (fuori la Chiesa non vi è possibilità di salvezza) è un’incontestabile verità di fede, e lo è perché è stata continuamente ripetuta dai Padri e dal Magistero. Di esempi se ne potrebbero fare tanti.
- Pio XII scrive: “Ora tra le cose che la Chiesa ha sempre predicate e che non cesserà mai dall’insegnare, vi è pure questa infallibile dichiarazione che dice che non vi è salvezza fuori della Chiesa.” (Lettera al Sant’Officio, dell’8.11.1949). Queste parole sono importanti perché un papa dice chiaramente che la verità dell’extra Ecclesiam nulla salus non solo sarà sempre insegnata, ma che è anche una dichiarazione infallibile.
- Diciamolo francamente: è un problema di logica. Se la Chiesa non fosse necessaria per la salvezza, quale sarebbe il motivo per cui Gesù ha comandato ai suoi discepoli di andare fino agli estremi confini della Terra? (Matteo 16, 15-16).
- Rimane però una domanda: ma chi si trova senza colpa personale fuori della Chiesa, può, per questo, essere condannato? La Chiesa Cattolica da sempre (non è una novità degli ultimi tempi) ha affermato che chi si trova fuori della Chiesa senza colpa, non può, per questo, essere condannato. S’ipotizzano pertanto due possibili “ignoranze”: la la dotta ignoranza e l’ignoranza invincibile. Per dotta ignoranza (significativa contraddizione: “dotta”/“ignoranza”) s’intende quella situazione in cui non si è mai ricevuto l’annuncio cristiano, per cui si è in uno stato d’ignoranza incolpevole, ma nello stesso tempo si desidera intimamente (ecco perché si parla d’ignoranza “dotta”) aderire alla Verità che purtroppo non si conosce. Per ignoranza invincibile s’intende invece quella situazione in cui si è ricevuto l’annuncio cristiano, ma lo stato d’ignoranza è tale (invincibile appunto) che non si può superare. Il beato papa Pio IX, un papa non certo del periodo post-conciliare, afferma nell’enciclica Singolari quidam del 17.3.1856: “(…) nella Chiesa Cattolica, per il fatto che essa conserva il vero culto, vi è il santuario inviolabile della fede stessa, e il tempio di Dio, fuori del quale, salvo la scusa di una invincibile ignoranza, non si può sperare né la vita né la salvezza.”
- Si presenta adesso una questione: se ci si può salvare perché senza colpa si è fuori della Chiesa Cattolica, allora viene meno il “fuori della Chiesa non c’è salvezza”…e invece non c’è contraddizione. Condizione necessaria per far parte della Chiesa è ricevere il battesimo. Ma non esiste solo il battesimo-di-acqua (quello che viene amministrato ordinariamente), esistono anche il battesimo-di-sangue e il battesimo-di-desiderio. Il battesimo-di-sangue riguarda il martirio subìto senza che ancora si è ricevuto il Battesimo. Il battesimo-di-desiderio invece è quando un adulto in attesa di ricevere il battesimo dovesse morire improvvisamente. Prendiamo in considerazione quest’ultimo tipo di battesimo. Colui o colei che si trova nella situazione della dotta ignoranza o dell’ignoranza invincibile ha un desiderio di aderire al vero Dio; è un desiderio implicito e non esplicito, ma è ugualmente un desiderio. Dunque, non è formalmente nella Chiesa, ma lo è sostanzialmente. E lo è sostanzialmente grazie ad una sorta di battesimo-di-desiderio. In questo modo viene tanto salvaguardato il principio giusto che possano salvarsi coloro che in buona fede non sono cattolici, quanto il principio dell’extra Ecclesiam nulla salus. A proposito del desiderio implicito, papa san Pio X, nel suo celebre Catechismo, dice: “Chi, trovandosi senza sua colpa, ossia in buona fede, fuori della Chiesa, avesse ricevuto il Battesimo, o ne avesse il desiderio almeno implicito; cercasse inoltre sinceramente la verità e compisse la volontà di Dio come meglio può; benché separato dal corpo della Chiesa, sarebbe unito all’anima di lei e quindi in via di salute.”
- Rimane ancora un’altra questione: qual è il criterio che il Signore utilizza per capire se un’anima desidera davvero aderire a Lui? Qui c’è molta confusione. Spesso si dice: se qualcuno senza colpa non è cattolico, è importante che pratichi “bene” la propria religione. Ciò è invece sbagliato. Se il desiderio implicito di aderire al vero Dio si deve esprimere con lo sforzo di praticare bene la propria (falsa) religione, allora ciò significherebbe che ogni religione è di per sé “via di salvezza”; e se così fosse, verrebbe meno l’esclusivismo salvifico della Redenzione di Cristo. Piuttosto il criterio è un altro: lo sforzo riguarda non la pratica della propria religione, ma l’adesione alla legge naturale. Certamente possono salvarsi anche i musulmani, gli induisti, i buddisti… incolpevoli per il loro non essere cristiani, ma non grazie all’essere musulmani, induisti e buddisti, bensì malgrado siano musulmani, induisti, buddisti…
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
Se si dice che l’unica religione vera e le altre sono false allora bisogna fornirne le prove oggettive, scientifiche. Non quelle di un libro, fosse pure la Bibbia, né il parere di questo o quel personaggio di spicco della Chiesa. E mi sembra che lei questo non lo possa affermare, del resto il Concilio Vaticano II e le teologie più attuali hanno sposato questa prospettiva, che è innanzitutto storica e logica. Come può essere credibile un Dio che parla e si sceglie un solo popolo, abbandonando nell’ignoranza della Verità tutti gli altri popoli? Infine, proprio il fatto che una legge, quella chiamata legge naturale, è insita nei cuori di tutti gli uomini, è la dimostrazione stessa che Dio ha parlato e parla a tutti.