SOSTA – 12 luglio 1963: nasce il marchio DOC… e il pensiero corre ad Aristotele

di Corrado Gnerre

C’è una battuta che dice: come si fa a capire quanto il Cristianesimo sia superiore all’islam? Risposta: per almeno due motivi.

Il primo è che il Cristianesimo ammette la possibilità di avere una sola moglie, mentre l’Islam arriva fino ad ammetterne quattro. Ora, già una moglie è un problema, figuriamoci quattro! E poi… immaginate quattro suocere… Ovviamente si sta scherzando.

L’altro motivo è legato al vino: il Cristianesimo lo sublima rendendolo necessario per il sacramento più grande (l’Eucaristia), l’Islam addirittura ne proibisce l’uso.

Si tratta di una battuta. Ma di una battuta che dice molto di vero. Lasciamo perdere la questione della moglie, soffermiamoci piuttosto sul vino.

A riguardo riprendiamo ciò che abbiamo già scritto in un’altra sosta legata alla bellezza del tempo:

Se ci si riflette bene, le bevande alcoliche simboleggiano con grande chiarezza l’equilibrio della Verità, ovvero il fatto che, come va rifiutato l’eccesso, va anche rifiutata la completa rinuncia.

Le bevande alcoliche, nella giusta misura e ovviamente assunte alla giusta età, fanno bene. Diventano pericolose solo se dalla giusta misura si passa a ben altre “misure”.

Ma c’è un’altra cosa importante che non si può trascurare: il desidero che l’uomo ha di essere allegro, pieno di letizia. Il Salmo 104 parla chiaro: Il vino allieta il cuore dell’uomo.

Tutto passerà. Passerà la Coca-Cola. Passerà la limonata. Passerà il succo di frutta. Ma il vino no. Perché fino alla fine dei tempi la Messa sarà sempre celebrata grazie al dogma dell’indefettibilità della Chiesa.

Insomma, il vino ci ricorda Aristotele, non perché questi ne facesse chissà quale uso, anzi: pare che fosse Platone colui che amasse di più banchettare. Dicevamo: ci ricorda Aristotele perché è proprio lui che giustamente costruisce la sua etica affermando che la virtù è nel giusto mezzo tra gli opposti.

Allora nel caso del vino, questo non va né demonizzato né idolatrato. Non se ne deve abusare, ma nemmeno rifiutare.

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